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In ricordo di Giannino Piana
11 ottobre: in questo doloroso momento da lui stesso, con la dignità che lo contraddistingueva, preannunciato agli amici, il pensiero insiste su Giannino Piana, “Maestro” di vita oggi per il domani. Viviamo una sofferenza generatrice del messaggio che egli ci ha trasmesso dalla cattedra accademica e diffuso ininterrottamente con un dialogo senza frontiere.
Ricordarlo non è solo gratitudine per la “presenza” illuminante e provocatrice che fu la sua storia personale criticamente vissuta, ma ancor più per una ricchezza culturale che, quale germoglio di vita, ha fecondato la nostra quotidianità personale e comunitaria riferita agli eventi dell’attualità sociale, politica, culturale, scientifica, religiosa.
Siamo convissuti con una “presenza”, la sua, che dalla ricerca sistematica di Un’etica per tempi incerti autorevolmente promossa nelleaule universitarie di Sassari, Urbino e Torino, si è estesa agli incontri domestici formativi finalizzati all’individuazione delle Vie della responsabilità tra società e politica, e alla collaborazione con Riviste di approfondimento del richiamo esistenziale che le emergenze dallo scenario mondiale interpellano.
Riporto due titoli che possono essere letti come cifra del suo insegnamento mirato a trasmettere la vivacità della speranza per strappare l’uomo, ogni uomo, da situazioni di emarginazione:
Morire oggi. Come custodire la vita? (Servitium, 232)
Migrare da noi stessi. Crescere, cambiare, convertirsi (Servitium, 243)
Maestro quindi la cui docenza ha travalicato i confini precari del tempo, i limiti mutevoli della socialità, le carenze storiche della politica, la radicalità delle ideologie testimoniando altresì il messaggio evangelico trascendente l’egoismo diffuso e prevaricatore.
Dare corso a una scelta capace di interpretare il senso profondo della propria vocazione, scriveva Piana nell’articolo della rivista di ricerca spirituale Servitium 232 è la sollecitazione sintetica che oggi raccogliamo perché la sua “presenza” magisteriale non venga meno e sia sempre provocatrice di un impegno finalizzato a conseguire il bene comune nella variabilità cittadina e nell’urgenza ambientale.
Il ricordo di Giannino Piana si traduce per noi oggi nel recepire responsabilmente l’essere stati “alunni” di un “Maestro” che non ha fornito nozioni enciclopediche rassicuranti, ma ha indicato, percorrendole, le strade problematiche della precarietà umana perché possiamo a nostra volta praticarle ubbidienti alla coscienza.
Ci lascia una ricca e valida eredità supportata da fiducia nell’uomo e nel mondo.
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