Il progetto Pallium, facendosi portavoce in questi due anni dell’importanza di creare cultura attorno alle cure palliative, ha inserito tra i suoi obiettivi anche diversi percorsi formativi dedicati alle figure sanitarie, ai caregiver e ai volontari. È la sinergia tra le parti, infatti, che permette la nascita e il consolidamento di comunità di cure palliative che sappiano assistere a 360 gradi le persone malate.
Uno spazio di relazione significativo in questo processo è quello che si è generata nell’incontro con la figura del volontario, a cui è stata dedicata la formazione Volontari 2.0, prevista per il 20 di novembre scorso presso l’Hospice San Rocco di Verbania.
Se il volontario gioca un ruolo fondamentale all’interno della rete delle cure palliative non solo affiancando i pazienti e le loro famiglie, ma anche nella sua azione divulgativa, il digitale rappresenta per lui (o per lei) una grande opportunità nell’opera di sensibilizzazione. Comunicare i valori della gratuità, della promozione umana, della relazione con l’altro e della solidarietà anche attraverso le tecnologie digitali significa sfruttarne il potere positivo.
L’idea di questa formazione è nata in primis con l’obiettivo di trasferire fiducia e speranza nel potere generativo della tecnologia, contro la tendenza, ancora troppo comune, del pensarla come un qualcosa che comprometta le relazioni, creando distanza tra le persone. Un costrutto che si posiziona in controtendenza rispetto a questa idea è quello di tecnologie di comunità (Rivoltella, 2017), secondo cui le tecnologie digitali, se inserite all’interno di una progettualità socioeducativa ben definita, sono in grado di ricostruire i legami sociali o addirittura costruirli per la prima volta.
Ma come? Certamente la tecnologia non funziona da sola, il fattore umano è indispensabile. Nessuna tecnologia sostituirà il volontario, semmai il volontario competente potrà intervenire su di essa e con essa, per metterla in sintonia con il suo operato. Si tratta di conoscerne gli usi possibili e coglierne le potenzialità.
Esistono innumerevoli scenari di utilizzo attraverso cui diventa possibile valorizzare le storie e i ricordi di vita che emergono dagli incontri dei volontari con i pazienti e le loro famiglie. Le tecnologie digitali, per le loro stesse caratteristiche, sono capaci di creare coinvolgimento, partecipazione e di suscitare emozioni. Una campagna online fatta bene, per esempio, ha un potenziale altissimo nel sostenere le azioni di sensibilizzazione e promozione della cultura del volontariato e delle cure palliative, ma anche di generazione di nuove reti di sostegno o di consolidamento di quelle già esistenti.
Il volontario testimonia l’importanza dei legami sociali nelle cure palliative, il volontario 2.0 può dare voce a questa testimonianza attraverso dei canali che permettono di parlare a più persone, abbattendo le distanze fisiche e, magari, anche le possibili e plausibili resistenze di carattere emotivo.
La formazione Volontari 2.0 è stata curata dal CREMIT (Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia) dell’Università Cattolica di Milano e si è inserita all’interno del ciclo di formazione previsto per i volontari degli Angeli dell’Hospice VCO e per chiunque abbia desiderio di avvicinarsi al mondo del volontariato in cure palliative.
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