Nel mondo del rugby, il terzo tempo è per tradizione il momento del dopo-partita, in cui i giocatori di entrambe le squadre si riuniscono insieme alle proprie famiglie e spesso anche ai tifosi per cenare e festeggiare insieme. Una metafora calzante per descrivere come le relazioni dovrebbero essere vissute e coltivate, con atteggiamento di accoglienza e di condivisione.
Il progetto “La Cura è di Casa” ottiene nel 2016 il finanziamento della Fondazione Cariplo su Bando “Welfare in Azione” per offrire supporto agli anziani della provincia del VCO e di 7 comuni dell’Alto Novarese. Vi partecipa una rete composta da 23 soggetti, pubblici e privati, tra cui la Provincia del Verbano Cusio Ossola (in funzione di capofila), i tre Consorzi dei Servizi Sociali del VCO, l’Azienda Sanitaria Locale, alcune Residenze Sanitarie Assistenziali, organizzazioni di volontariato, tre fondazioni erogative, tra cui la Fondazione Comunitaria del VCO.
Il sottotitolo che ha accompagnato il logo de La Cura è di Casa per quasi cinque anni è La comunità per il benessere della persona anziana ed esprime in estrema sintesi i due elementi essenziali del progetto: prendersi cura degli anziani e farlo con la comunità attraverso la promozione di una nuova cultura organizzativa, che vede collaborare soggetti pubblici e privati e dove gli stessi cittadini hanno un ruolo attivo. L’obiettivo di “trasformare le relazioni sociali” assume quindi una rilevanza centrale e viene concretizzata un’organizzazione tesa all’integrazione tra soggetti, all’attivazione della cittadinanza e alla ricerca di una sostenibilità finanziaria, che richiede la corresponsabilità e la compartecipazione di tutta la comunità.
Il principale obiettivo del progetto è la ricomposizione in un quadro unitario degli interventi a favore della popolazione anziana e, in particolare, di coloro che, pur mantenendo un discreto livello di autonomia, sono soli e rischiano l’isolamento e gli effetti negativi che questo può avere sul piano fisico-motorio, cognitivo ed affettivo. Questi anziani, definiti anziani vulnerabili, sono persone non già in carico al sistema tradizionale sociosanitario, ma che rientrano nella fascia di servizi leggeri o “di bassa soglia”, importanti per posticipare più in là una presa in carico più complessa, spesso fisiologica con il passare degli anni o dettata da eventi acuti. Aver scelto di lavorare con l’anziano vulnerabile ha consentito di operare in ottica di prevenzione, attenzione non così scontata nell’ambito della terza età, scommettendo nella creazione di una filiera di servizi.
In oltre quattro anni di progetto sono stati contattati 751 anziani; 678 sono gli anziani che hanno beneficiato dei servizi. Gli anziani vulnerabili intercettati si sono rivelati essere grandi anziani con un’età media di oltre 81 anni e nella maggior parte dei casi donne (70%D – 30%U); sono persone spesso sole, prive di una rete familiare o sociale forte, capace di rispondere alle esigenze che a quell’età si manifestano.
Gli anziani chiedono altresì momenti di socializzazione e compagnia, hanno bisogno di chiacchierare e di relazionarsi per sentirsi ancora parte attiva della comunità. Hanno spesso appuntamenti fissi dal medico, devono ritirare le medicine o fare la spesa. Per tutti questi motivi entrano in gioco i volontari attivi nel progetto, disponibili per supportare queste piccole mansioni quotidiane, come una volta succedeva con le reti di buon vicinato. I volontari della rete giocano un ruolo fondamentale, soprattutto alla luce dei bisogni riscontrati tra gli anziani: la solitudine e la difficoltà ad uscire da soli per compiere semplici azioni della vita quotidiana.
L’approccio di lavoro de La Cura è di Casa ha quindi stimolato i servizi territoriali e la comunità stessa ad essere maggiormente recettivi nel cogliere i bisogni insoddisfatti ed emergenti e nell’organizzarsi per darvi risposta. Una capacità che è stata messa alla prova durante l’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Covid-19, che ha imposto di ripensare cosa fosse utile in quel momento e come si potevano riorganizzare i servizi, alla luce di un indebolimento della rete a causa di restrizioni necessarie, che hanno costretto molti anziani ad auto-isolarsi, il progetto a sospendere le attività di promozione della comunità e a limitare drasticamente quelle di volontariato, gestite per la maggior parte da soggetti a rischio perché a loro volta anziani.
La rete ha mostrato una grande capacità di adattarsi adeguatamente e in maniera repentina, anche durante l’emergenza si è proseguito con servizi di cura da parte degli operatori e molti volontari si sono resi disponibili per continuare ad essere di supporto, con le dovute precauzioni.
Nell’ambito del progetto è emersa sempre di più l’importanza del ruolo della comunità nei percorsi di cura e promozione della salute. Così, per non disperdere le risorse di capitale sociale costruito negli anni di progettazione con Fondazione Cariplo e per continuare ad offrire servizi di sollievo agli anziani e costruire benessere nella comunità, nel 2021, Fondazione Comunitaria del VCO decide di portare avanti le azioni di comunità che le competono, cercando di manutenere la rete e traghettandola verso nuove opportunità di crescita. In questa fase, definita appunto La Cura è di Casa cresce, si prosegue con i servizi realizzati dai volontari, sostenendo 15 associazioni che insieme collaborano e co-progettano per offrire supporto alla comunità che invecchia; si rafforza la collaborazione con i servizi sociali del territorio, dando la possibilità agli operatori dei servizi tradizionali di offrire maggior supporto (indirettamente anche ai familiari degli anziani) in continuità nell’accompagnamento alle cure (integrazione dei servizi) e in ottica preventiva (innovazione delle figure di cura).
Si continua a lavorare per costruire un welfare di comunità, in grado di rispondere alle varie esigenze della popolazione anziana, capace di mettere in rete il sistema pubblico-privato, profit-non profit, di cura domiciliare del territorio, per implementare l’offerta dei servizi e assicurare una presa in carico più articolata e organizzata, capace di coinvolgere e attivare i cittadini per mettersi in gioco a sostegno degli anziani fragili o per partecipare alla vita comunitaria, donando tempo e risorse per la buona causa. L’attivazione della cittadinanza, in qualità di volontari e donatori, è una delle azioni più importanti e considerata di maggior successo dall’avvio del progetto e i numeri ne danno conferma, poiché il registro dei volontari nel periodo pre-pandemia ha raggiunto 181 volontari e oggi sono ancora quasi 100 le persone che si dedicano con costanza e passione a sostegno degli anziani della propria comunità.
La figura dei volontari si è rafforzata ulteriormente negli anni: essi con costanza si dedicano agli anziani, donando il loro tempo per interventi, quali accompagnamenti per visite mediche, aiuto nella spesa e nel disbrigo pratiche, compagnia al domicilio. Altresì, i volontari con le loro associazioni e talvolta in collaborazione con le amministrazioni e altri enti, organizzano laboratori, corsi e iniziative culturali, di prevenzione e promozione dell’invecchiamento attivo; animano i luoghi di aggregazione e incontro, che sono diventati veri e propri luoghi di welfare: i salotti degli anziani.
Si tratta di luoghi di relazione e benessere, dove gli anziani possono ritrovarsi, giocare a carte, fare due chiacchiere o dedicarsi a piccole attività ricreative, con l’obiettivo di favorire le relazioni dell’anziano nel tessuto sociale e culturale del proprio paese, di prevenire e ovviare ad eventuali situazioni di isolamento e di stimolare la partecipazione a forme di solidarietà e volontariato.
Denominatore comune di questi luoghi è la presenza preziosa dei volontari della rete, che con passione e impegno si attivano per creare momenti di incontro e relazione, promuovendo la partecipazione degli anziani e la costruzione di una comunità attenta e solidale. Oggi sono dieci i salotti degli anziani promossi nell’ambito della rete, che vanno a integrare l’offerta di spazi e circoli presenti nel territorio del VCO e che sono punti di riferimento importante per la comunità che invecchia.
Sempre in questa fase di crescita della rete, i tre Consorzi dei Servizi Sociali hanno avviato una cabina di regia di co-programmazione per partecipare insieme a nuove fasi di progettazione e opportunità per innovare e sperimentare nuove forme di sostegno agli anziani più fragili, stando al passo con nuovi bisogni e nuove caratteristiche dell’invecchiamento.
Così la rete lo scorso maggio ottiene una ulteriore possibilità di crescere e questa volta lo fa con una nuova progettazione, che Fondazione Cariplo ha deciso di sostenere attraverso un finanziamento triennale e che si inserisce nella cornice de La Cura è di Casa, con l’obiettivo di rafforzare e innovare i servizi per gli anziani fragili del VCO.
Questa nuova progettazione, denominata Terzo Tempo e sostenuta da Fondazione Cariplo, ambisce alla costruzione di luoghi e servizi di welfare diffusi e comunitari per il supporto agli anziani fragili del VCO ed è promossa dalla rete composta dai Consorzi dei Servizi Sociali del Verbano, del Cusio e dell’Ossola, dalle associazioni GAV – Gruppo Accompagnatori Volontari, Pro Senectute Omegna e Auser Domodossola, e vede l’adesione di due nuove realtà del tessuto sociale del volontariato locale, Afa Vco – Associazione Familiari Alzheimer e Associazione Parkinsoniani VCO Odv, le quali, in collaborazione con altre organizzazioni già inserite nella rete, progetteranno per sperimentare forme innovative di sostegno agli anziani più fragili, cercando di introdurre nuove offerte sul territorio e coinvolgendo la comunità per stare al passo con bisogni e caratteristiche dell’invecchiamento, che comporta spesso nuove forme flessibili di aiuto.
La definizione Terzo Tempo sta a indicare una nuova fase del programma La Cura è di Casa e prende spunto dal mondo del rugby, dove il terzo tempo è, per tradizione, il momento del dopo-partita, una pratica dei giocatori di entrambe le squadre, che si riuniscono insieme alle proprie famiglie e spesso anche ai tifosi, per cenare e festeggiare insieme. La “metafora” è calzante per descrivere le relazioni per come dovrebbero essere, vissute e coltivate con atteggiamento di accoglienza e di condivisione e, nel mondo della terza età, il terzo tempo sta a significare un momento per riavvolgere il filo di una vita di “partite” vinte e perse, di valori, di esperienza e di saggezza da recuperare per sé e per gli altri.
Infine, Terzo Tempo indica proprio la terza fase de La Cura è di Casa, che continua a crescere portando avanti sul territorio del VCO azioni a sostegno degli anziani, cercando di introdurre nuovi servizi per stare al passo con nuovi bisogni e nuove caratteristiche dell’invecchiamento.
Sono quattro le macro-azioni che si intende realizzare da qui e fino a giugno 2026:
Per raggiungere questi risultati, resta importante e fondamentale coinvolgere la comunità, per intercettare nuove risorse di volontariato e invitare i cittadini a essere parte attiva per la costruzione di una comunità che si prenda cura dei più fragili, donando tempo e risorse per la buona causa.
Ogni cittadino può decidere di sostenere il programma La Cura è di Casa e i servizi per gli anziani, diventando volontario o donando attraverso la Fondazione Comunitaria del VCO Ente Filantropico al Fondo VCO Social.
Conto corrente bancario c/o Intesa Sanpaolo: IT81 O 03069 09606 100000000570
Conto corrente postale: IT79 L 07601 10100 001007819913
Info e contatti:
Fondazione Comunitaria del VCO – Ente Filantropico
Tel. 3669775746
Nella foto: Antonio e Mario due protagonisti emblema del progetto
Diario di Bordo è la Newsletter periodica di Alternativa A… in cui è possibile approfondire e analizzare le tematiche relative all’associazionismo provinciale, le ultime notizie e le anteprime.
© Alternativa A • Casa Don Gianni | Via dell’Artigianato, 13 | 28845 | P.Iva 00984480038 | alternativa-a@legalmail.it | Domodossola (VB) | Privacy Policy | Cookie Policy