Magazine Alternativa A Numero 2
Anno 2024
Una spiegazione per tutto
17 Giugno 2024

SCHEDA FILM

Regia: Gábor Reisz

Sceneggiatura: Gábor Reisz, Éva Schulze

Fotografia: Kristóf Becsey

Montaggio: Vanda Gorácz, Gábor Reisz

Interpreti principali: Gáspár Adonyi-Walsh, István Znamenák, András Rusznák

Produzione: Proton Cinema, MPhilms

Distribuzione italiana: I Wonder Pictures

Durata: 152′

Origine: Ungheria, Slovacchia

Data di uscita italiana (Cinema): 01/05/2024

Data uscita in DVD:

Data di uscita in streaming: –

La prima settimana di maggio è uscito nei cinema italiani un piccolo film di produzione ungherese, che inevitabilmente non può contare in prima visione su una distribuzione particolarmente diffusa (è uscito in una ventina di sale), ma con un buon passaparola potrebbe guadagnare spazio altrove.

Nonostante la scarsa diffusione e quindi la difficoltà a reperirlo, vale la pena segnalarlo per il valore dei temi affrontati, anche considerando che, proprio trattandosi di un “piccolo film”, potrebbe diventare disponibile in tempi brevi in DVD e su qualche piattaforma di streaming.

Siamo a Budapest. Il giorno del suo esame di diploma, il diciottenne Abel fa scena muta di fronte alle domande di Storia del professor Jakab. Lui cerca di aiutarlo, ma l’allievo è bloccato, non riesce a dire nulla sugli argomenti scelti che riguardano “La rivoluzione industriale nell’era moderna” e Giulio Cesare, forse preso dall’amore per la sua amica e compagna di classe, Janka, che invece ha occhi solo per il bel professore di Storia. Dal canto suo, Jakab, non si fa sedurre dalla studentessa: è felicemente sposato e padre di famiglia; inoltre sogna un paese migliore di quello governato dal premier Viktor Orbán e, proprio per questo, in passato ha avuto una discussione con il padre di Abel, di idee conservatrici.

La bocciatura sarebbe inevitabile se Jakab non commentasse la spilla patriottica, scelta dai nazionalisti di Orbán come proprio simbolo, che il suo allievo porta all’occhiello della giacca. Abel, forse per giustificarsi dell’esito disastroso dell’esame, racconta la storia al padre e la notizia arriva a una reporter del sito “Hungarian Days”. Da qui scoppia uno scandalo.

Una spiegazione per tutto è uno spaccato profondo dell’Ungheria di oggi ed è capace di raccontare le contraddizioni del Paese attraverso i diversi personaggi  – dal padre nazionalista all’insegnante liberale – che diventano metafora delle diverse posizioni politiche e sociali.

Per il regista Gábor Reisz è l’occasione per scavare dentro la testa e il cuore dei suoi concittadini: con una macchina da presa mobilissima insegue i vari protagonisti cercando di mostrarci che ciascuno ha le loro ragioni. E infatti non ci sono “buoni” e “cattivi”, ma solo le tante facce di un Paese dove ognuno pensa di vedere nell’altro un nemico e non si accorge che in questo modo non fa che aumentare l’incomprensione e l’odio.

In un Paese diviso e polarizzato, in cui la paura è l’unico sentimento trasversale, le persone non riescono più a parlarsi: si urlano addosso frasi fatte e slogan polemici, incapaci di comprendere le ragioni altrui, certi che ci sia una spiegazione per tutto, ma è sempre la propria versione.

Anche il professore sembra incapace di ascoltare davvero: non solo Abel o il padre, ma anche la propria moglie, con cui vive una convivenza sempre più estraniata.

Il dettaglio centrale del film, la spilla nazionalista indossata da Abel, sottolinea un preciso e geometrico lavoro di scrittura (il film è scritto dallo stesso regista Gábor Reisz assieme ad Éva Schulze) dove lo stesso episodio è visto da diversi punti di vista contrastanti che a qualcuno ha ricordato il cinema di Farhadi (iraniano, premio Oscar per Una separazione e Il cliente). 

Da quel momento, il film ha una tensione crescente e mostra come un singolo episodio dentro le mura di una scuola possa trasformarsi in uno scandalo nazionale.

Ricostruendo la genesi e gli obiettivi dell’opera, il regista  ha raccontato:

“Per molto tempo mi sono sentito soffocare dal clima di divisione che si respira nel mio Paese e che permea la mia vita quotidiana. Nel 2021, l’Università di Teatro e arti cinematografiche di Budapest ha perduto la propria autonomia perché è stata completamente riorganizzata dall’alto seguendo le direttive dello Stato, nonostante le proteste di professori e studenti. I giovani hanno occupato l’università, in mancanza di mezzi migliori, e gli eventi hanno presto preso una piega politica, anche se l’obiettivo degli studenti era solamente quello di fruire di un’istruzione apolitica. In quanto regista ed ex studente dell’università, mi sono unito alla protesta e un giorno, mentre tornavo da una manifestazione, mi sono reso conto che c’era bisogno di parlare della situazione che ci circonda e che ogni forma d’arte, incluso il cinema, dovrebbe essere un mezzo per farlo. Questo è ciò che ha dato origine all’idea principale di Una spiegazione per tutto.

La frattura che attraversa il Paese è presente da anni, non solo in parlamento, ma anche nella vita di tutti i giorni, nei rapporti tra le persone, per strada. Per me, uno degli esempi più espressivi di questo conflitto è l’indossare la spilla con i colori nazionali. […] Se un tempo rappresentava l’indipendenza ungherese e il legame con il Paese, oggi chi la indossa è considerato un sostenitore della nazione e chi non la indossa ne è, invece, un oppositore.

La situazione si è aggravata a tal punto che ogni raduno di amici o parenti sfocia presto in una presa di posizione e, di conseguenza, la gente è sempre meno interessata all’opinione altrui e ad ascoltarsi l’un l’altro. Sono convinto che, se la normale comunicazione umana cessasse, nessuno potrebbe crescere; dopotutto, è uno dei fondamenti di una società vivibile. La mia ex professoressa e cosceneggiatrice Éva Schulze e io siamo partiti da qui per ideare Una spiegazione per tutto nel 2021. Un aspetto importante del processo di scrittura è consistito nel cercare di comprendere e illustrare le intenzioni e il disorientamento di entrambe le parti. Alle nostre prime proposte, così come a quelle di molti altri talentuosi e famosi cineasti ungheresi, sono stati negati i fondi statali. Perciò, con l’aiuto […] di amici e familiari, siamo riusciti a girare questo film in 20 giorni e con un budget ridottissimo.”

Ma se Reisz non sembra riporre grandi speranze negli adulti, lascia al suo protagonista almeno la possibilità di una fuga, la spensieratezza felice di una gioventù ancora non corrotta dalle delusioni e dalla paura: per Abel possiamo sempre immaginare un 26 agosto in una piscina altrui, con gli amici e poi di corsa verso un lago che assomiglia al mare, in cui l’orizzonte non ha confini.

Il film ha vinto, tra gli altri, il premio come miglior film nella rassegna Orizzonti del Festival di Venezia.

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