Intenso e doloroso, storia del grande amore che lega una madre alla figlia e rappresentazione della disperazione, della paura e del coraggio che tale amore richiede, “Come d’aria” è il romanzo autobiografico dell’esordiente Ada D’Adamo, vincitore postumo del Premio Strega 2023.
Ada D’Adamo, già ballerina, coreografa, e studiosa di danza, nel 2013 inizia a scrivere per la figlia Daria questo romanzo, divenuto la sua testimonianza e il suo testamento. Ad esso ha dedicato dieci anni di lavoro, gli ultimi dieci della sua vita, prima di morire il 1° aprile scorso, per le conseguenze di un tumore, nel corso della selezione per l’assegnazione del Premio Strega.
Già nelle prime pagine le due diagnosi “oloprosencefalia” per Daria, e “tumore metastatico della mammella al quarto stadio” per Ada, come due sentenze di condanna annunciano la storia di due destini intrecciati indissolubilmente.
Le protagoniste sono Daria, la figlia pluridisabile sin dalla nascita a causa di una mancata diagnosi prenatale, e Ada stessa, la madre, che sulla soglia dei cinquant’anni scopre di avere un tumore.
La “malattia” pervade di sé l’intera storia e, come una beffa, la disabilità di Daria scompone e sconvolge tutti i canoni di bellezza, di armonia e di equilibrio che ispiravano la visione del mondo di Ada, un passato di ballerina, alla ricerca continua del gesto perfetto, del gioco e dell’armonia delle proporzioni. Così parla alla figlia “Fin dal principio il tuo corpo insorto si è imposto con una forza che contravviene a qualsiasi regola […]. Ben presto avevi cominciato a piangere. Un pianto ininterrotto, inconsolabile, che non riuscivo a decifrare”.
Uno stravolgente cambio di passo diventerà la sua “missione”, conciliare la cura faticosa, estenuante e totalizzante, con un’esperienza di amore illimitato, che supera ostacoli, crisi, angosce. Una missione che include inoltre la responsabilità di “non tacere” la verità, raccontandone anche la parte più oscura, per dare voce a quella figlia che ha voce unicamente attraverso il pianto.
In una lettera aperta a Corrado Augias, pubblicata su “la Repubblica” nel febbraio 2008, Ada confessa: “Un bravissimo medico non è stato in grado di leggere da un’ecografia che mia figlia sarebbe nata con una grave malformazione cerebrale. Oggi la mia bimba, poco più che due anni, è persona pluridisabile, invalida al cento per cento” […] “l’aborto è una scelta dolorosa per chi la compie, ma è una scelta e va garantita. Anche se mi ha stravolto la vita, io adoro la mia meravigliosa figlia imperfetta. Ma se avessi potuto scegliere, quel giorno, avrei scelto l’aborto terapeutico”.
Tutto quel che segue è il racconto preciso e lucido di due vite, le fatiche di ogni giorno, la rabbia per la solitudine in un’impresa titanica, la lontananza del marito, l’assenza colpevole delle istituzioni e l’impreparazione del sistema sanitario. Ada ha lottato contro un mondo ostile, fatto non solo di barriere fisiche, ma anche di limiti mentali e burocratici. Una realtà che ancora oggi, nonostante due importanti leggi di riforma sociale (la 104 del 1992 e la 227 del 2021) gran parte della nostra società continua ad ignorare.
Il racconto di un vissuto quotidiano di lunghe battaglie e di infinita pazienza, nel quale le sofferenze incessanti di Daria si mescolano allo stesso calvario di Ada, ma anche a momenti di tenerezza e di speranza, si snoda in una narrazione incalzante e senza reticenze di quel tempo trascorso insieme, sedici anni, tra rimandi e ricordi in un costante intreccio di passato e presente.
Tra tutti, il ricordo di un bambino mai nato dà vita a una delle pagine più delicate e intense del libro (pag. 65), nella quale vengono svelati rimpianti, rimorsi e pentimenti. “Non posso fare a meno di chiedermi che ne sarebbe stato di me se avessi fatto una scelta diversa, e dopo la tua nascita questa domanda è diventata una voragine dentro la quale sono sprofondata più volte, trascinata da fiumi di congetture …”
Il legame perfetto che unisce madre e figlia passa attraverso i loro stessi corpi fragili che, grazie al potere degli abbracci, dialogano, si riconoscono, condividono il dolore e la malattia in una reciproca dipendenza. “Spesso la malattia separa, allontana, distrugge. Qualche volta invece genera, allaccia, moltiplica l’amore”.
La dedizione che Ada offre a Daria, anche durante il proprio percorso di cura del cancro, è un sentimento totale che presuppone un nuovo concetto di solidarietà, ma che procura un nuovo, enorme e insuperabile dolore: la coscienza di dover abbandonare una figlia malata.
“Come amare sapendo che la separazione ci aspetta?
Come essere pienamente e saper sparire? Non lo so.
Sono le leggi della vita, le sue imperscrutabili coreografie,
danze per non vedenti, un soffio leggero ci sfiora la faccia
e le mani e pur non vedendo sappiamo: la danza continua”.
Chandra Candiani, Questo immenso non sapere, Einaudi, Torino, 2021 (Cit. finale dell’autrice – n.d.r.).
Nell’ultimo capitolo “Incorporazione”, ovvero “Attenzione a quel che metti nel tuo corpo perché non uscirà più – Steve Paxton”, così si esprime: “È così che, ancora e ancora, continuo a identificarmi con te. Il mio corpo sperimenta, seppur in misura ridotta, i limiti del tuo. Prima li conoscevo, li sentivo, li toccavo attraverso te; poi ho cominciato via via a incorporarli. Incorporazione: un concetto centrale nel campo degli studi sulla danza. Ha a che fare con la nozione di corpo come luogo della memoria, con la trasmissione e l’apprendimento, con il passaggio da corpo a corpo di informazioni, pratiche e tecniche, quindi con la capacità del corpo di creare conoscenza. Non so se e come questo processo arriverà a compimento. Cecità? Immobilità?”
La chiusura voluta da Ada D’Adamo finalmente dà senso anche al titolo.
“Finirò col disciogliermi in te? Sono Ada. Sarò D’aria…”
Una storia tragica e cupa, parole potenti e infinite emozioni, ma il risultato finale è la grande sensibilità che pervade tutta la narrazione e che emana una luce misteriosa.
Leggere questo libro fa bene perché obbliga chi lo legge a confrontarsi con la qualità della sua vita, a riflettere sull’uso del tempo, e insegna ad apprendere la “compassione”, perché c’è un mondo nascosto, a chi la malattia fortunatamente non tocca, che tutti hanno il dovere di conoscere. La diversità fa paura ma è necessario scoprirla.
Nata a Ortona (CH) nel 1967, Ada D’Adamo si è diplomata al Corso di Avviamento dell’Accademia nazionale di danza a Roma e ha conseguito due lauree: una in Lettere e una in Discipline dello Spettacolo. Appassionata di balletto e musica classica fin dall’infanzia, lungo la carriera ha lavorato principalmente nel mondo del teatro e della danza contemporanea. Nel 2013 la scrittrice ha iniziato la stesura di questo suo primo romanzo, pubblicato dalla casa editrice Elliot nel gennaio del 2023. Il 1º marzo seguente, Come d’aria è stato ufficialmente incluso tra le candidature al Premio Strega dello stesso anno e lo ha vinto.
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