Magazine Alternativa A Numero 4
Anno 2024
Compassionate cities e compassionate communities
4 Dicembre 2024

Promuovere una cultura di solidarietà, comprensione e supporto reciproco nelle comunità

Quando siamo colpiti da lutti o da perdite, l’atteggiamento delle persone attorno a noi può essere molto determinante. E molto differente! Vi è capitato di essere stati molto aiutati e confortati da amici, vicini di casa, conoscenti che avete sentito molto comprensivi e di cui avete apprezzato la vicinanza autentica? O al contrario, le frasi stereotipate e apparentemente di buon senso che vi siete sentiti rivolgere non sono state di nessun conforto? Avete avuto l’impressione che vi evitassero come la peste, per non doversi trovare nell’imbarazzante situazione di trovare qualche frase fatta per affrontare il vostro lutto?

A scuola, nel luogo di lavoro, come sono state le vostre esperienze quando si è trattato di affrontare un lutto, direttamente o indirettamente? C’è stata una ‘strategia comune’, una o più azioni organizzate, o ciascuno è andato a ranghi sparsi?  In seconda elementare, alla fine degli anni 60, morì la nostra maestra: allora l’unica! La gestione dell’evento da parte della scuola fu di farci partecipare al suo funerale, e la partecipazione a un rituale in questo caso fu senz’altro meglio che niente: però questa perdita risultò comunque ‘misteriosa’ e in qualche modo ‘sospesa’ tanto che anche ora a distanza di 50 anni ne ho un ricordo chiaro e per certi versi doloroso!

Le nostre comunità sembrano da un lato aver perso gran parte della capacità di stare accanto a persone morenti e in lutto: spesso il fine vita è delegato a caregiver esterni alla famiglia, o esternalizzato in strutture di lungodegenza e in hospice, tutto ciò che ha a che fare con la gestione della persona morta è quasi sempre delegato agli specialisti delle imprese funerarie. I lutti sono spesso vissuti e gestiti in solitudine, come fatto strettamente personale e possibilmente non troppo esibito, nei luoghi di produzione ci si aspettano tempi brevi di risoluzione della perdita, non sempre nelle comunità religiose sono disponibili conforto spirituale e presenza, al di là dei momenti rituali previsti dai diversi credo religiosi. Di fronte ad un evento così universalmente presente e condiviso come il fine vita e la morte, siamo impreparati e balbettanti, e soprattutto molto soli.

Eppure, le nostre comunità sono anche in grado di esprimere un alto livello di compassione e di vicinanza: sono decine le persone che dedicano il loro tempo ad attività di volontariato e mettono a disposizione le loro competenze e la loro dedizione a servizi rivolti alle persone, nel soccorso, in ospedale, nelle case di riposo, in hospice, sia offrendo aiuto pratico ed operativo che vicinanza emotiva e relazionale. Il contatto con il fine vita ed anche con la morte è spesso inevitabile per molte di loro. Progetti come ‘La Cura è di Casa’ o ‘Pallium’ hanno cercato di diffondere una maggiore consapevolezza dell’importanza di prendersi cura delle persone in una fase di vulnerabilità e di crisi, e di promuovere la realizzazione di iniziative a supporto di queste persone, coinvolgendo non solo servizi e specialisti ma cittadini e volontari. In molti luoghi della comunità vengono organizzate iniziative in ricordo e in onore di persone scomparse, momenti conviviali, iniziative sportive, eventi culturali che celebrano o fanno rivivere passioni e operato di chi non c’è più, rinnovando da un lato il loro ricordo e la propria riconoscenza, e rinsaldando dall’altro i legami tra i vivi e il loro senso di appartenenza ad una collettività di persone che dà senso alla propria vita anche e soprattutto nell’incontro e nella condivisione con altri dei propri vissuti. Ovunque troviamo dunque tracce di com – passione, nella sua accezione di “sentimento per il quale un individuo percepisce emozionalmente la sofferenza altrui desiderando di alleviarla”. Per questo le esperienze che vanno sotto il cappello delle Compassionate cities ci hanno ispirato e spinto a promuovere iniziative in questa direzione.

Le Compassionate Cities and Communities sono città o comunità che scelgono di abbracciare principi di empatia e supporto per creare un ambiente dove le persone si prendono cura l’una dell’altra, specialmente in momenti di vulnerabilità, come malattia, lutto e crisi personali o collettive. Questo movimento mira a costruire reti di sostegno che rafforzano la coesione sociale, promuovendo una qualità di vita migliore per tutti gli individui all’interno della comunità.

Il movimento delle Compassionate Communities ha iniziato a prendere forma negli anni ‘90, quando il sociologo australiano Allan Kellehear introdusse il concetto di public health palliative care, o cure palliative di salute pubblica. Nel suo libro, Compassionate Cities: Public Health and End-of-Life Care (2005), Kellehear promosse un approccio che coinvolgesse l’intera comunità nel supporto delle persone che affrontano malattie terminali e il lutto. Il movimento ha poi continuato a crescere e diffondersi globalmente negli anni 2000 e 2010, quando sempre più città e comunità, in particolare in Regno Unito, Canada e Australia, hanno iniziato a implementare iniziative per costruire reti di supporto comunitario. La spinta è stata rafforzata dal sostegno di organizzazioni internazionali, come la World Health Organization (WHO), che ha riconosciuto l’importanza delle cure palliative comunitarie e della compassione come pilastri della salute pubblica.

Nel corso degli ultimi vent’anni, il movimento si è ampliato oltre le cure palliative, abbracciando l’idea di comunità inclusive e compassionevoli anche in ambiti di benessere generale, salute mentale e supporto per anziani o persone in difficoltà.

Le esperienze di realizzazione di Compassionate Communities mostrano che sono diversi i passi necessari per creare un cambiamento culturale che promuova la compassione e il sostegno reciproco:

  • Educazione e Consapevolezza: è fondamentale sensibilizzare i cittadini sui valori della compassione, della solidarietà e del sostegno, attraverso programmi nelle scuole, nelle aziende, nelle istituzioni sanitarie, e altri luoghi pubblici.
  • Creazione di Reti di Supporto: è importante costruire reti di supporto per le persone vulnerabili, come gli anziani, i malati cronici, e chi si trova in lutto, e per le loro famiglie. Questo può includere servizi di accompagnamento, gruppi di supporto, e assistenza nelle attività quotidiane.
  • Collaborazione con le Istituzioni: collaborare con ospedali, servizi sociali, chiese, e altre organizzazioni per integrare la compassione in tutti gli aspetti della vita pubblica.
  • Promuovere Eventi Comunitari: organizzare eventi pubblici in cui si promuove la compassione attraverso attività culturali, momenti di condivisione, e workshop per rafforzare i legami all’interno della comunità.
  • Formare Volontari: formare gruppi di volontari capaci di offrire sostegno e aiuto pratico, andando incontro alle esigenze di chi attraversa momenti difficili.

Dopo l’esperienza del progetto Pallium, promosso dalla cooperativa La Bitta in partnership con diversi attori pubblici e privati e con la collaborazione dell’Università Cattolica e dell’Associazione Angeli dell’Hospice ODV, in cui sono state realizzate diverse iniziative che hanno coinvolto la comunità sui temi delle cure palliative, della Death Education e del prendersi cura del fine vita, altre esperienze che vanno nella direzione di una Compassionate Community si stanno realizzando nella nostra provincia. In particolare, il progetto ‘Oltre: la morte tra realtà e rappresentazione’, promosso insieme alla cooperativa La Bitta dal gruppo di auto-mutuo-aiuto “Oltre” di Domodossola, genitori che hanno perso un figlio, e il progetto a Verbania ‘Volontari in Trasformazione’’, promosso da Bitta e Angeli dell’Hospice e rivolto ai volontari del Soccorso e dell’Hospice per sensibilizzare all’assistenza alle persone fragili e all’accompagnamento nelle ultime fasi della vita. Inoltre, sotto l’egida dell’Università di Padova in alcune scuole della provincia si realizzerà un progetto di death education rivolto a studenti, insegnanti e genitori su “Come gestire il lutto a scuola?”

Il modello delle Compassionate Cities potrebbe essere un riferimento comune per raccordare le esperienze attuali e future di solidarietà, comprensione e supporto reciproco nelle comunità rispetto all’accompagnamento di persone fragili e al fine vita, e per promuoverne di nuove, per aiutare tutti i cittadini a vivere più pienamente e autenticamente la vita nel confronto con la nostra intrinseca finitudine.

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