Magazine Alternativa A Numero 2
Anno 2024
Forum :Coprogrammazione e coprogettazione. Un anno dopo

Un nuovo incontro, dopo il primo anno di lavoro, con i protagonisti per verificare quanto fatto e quanto c’è da fare

Hanno partecipato al Forum:
Angelo Barbaglia, direttore del CISS del Cusio
Federica Corda, segretario generale della Fondazione Comunitaria del VCO
Giovanni Desanti, presidente del COUB del VCO
Chiara Fornara, direttore del CSS del Verbano
Davide Lo Duca, direttore Consorzio Link
Sonia Manini, direttore del CISS dell’Ossola
Carlo Rocchietti, vicepresidente della Coop. Il Sogno
Simonetta Valterio, direttore della Coop. La Bitta
Vittorio Zacchera, presidente della Coop. Risorse
per la redazione di Alternativa ha condotto Maurizio Colombo
L’incontro è avvenuto lunedì 6 maggio 2024 presso “Casa don Gianni”, Domodossola

ColomboQuando ci siamo lasciati poco più di un anno fa avevamo preso l’impegno di rivederci per fare il punto della situazione. È molto interessante farlo anche per quello che è uscito l’altra volta: una volontà forte di utilizzare questi strumenti della coprogrammazione e della coprogettazione come modalità di lavoro, oggi è l’occasione per una verifica. Per avviare il confronto, abbiamo preparato un po’ di documentazione, in particolare un articolo che anticipa le prime risultanze una ricerca su questi temi in corso presso l’università della Valle d’Aosta. Il primo aspetto emergente è l’avvio prevedibilmente lento nell’uso di questi nuovi strumenti, con un’accelerazione nel 2022 in concomitanza con l’uscita delle linee guida. È, quindi, utile capire cosa succede qui, cosa percepite che stia cambiando o evolvendo in questi ultimi tempi, cosa è avvenuto in questi quindici mesi.

Zacchera – Sarò brevissimo: per quanto riguarda noi, non c’è stato nulla, anzi meno di nulla. Sono consapevole che il mio punto di osservazione è limitato, che forse qualcosa mi sfugga, ma ho l’impressione che il mio soggetto interlocutore abbia anche solo la percezione che il Terzo Settore esista; anzi c’è stata un’involuzione, perché chi ricopriva quei ruoli l’anno scorso quella consapevolezza l’aveva, chi c’è ora non ce l’ha. Perciò, vedo ancora più remota la possibilità che si possano intavolare queste pratiche. Io vedo un arrancare della nostra provincia su questi temi che non è in linea con ciò che in materia di Terzo Settore la nostra realtà offre.

Manini – Come CISS Cusio abbiamo provato a cimentarci innanzi tutto all’interno di una delle linee del PNRR, ma ci siamo poi accorti che, per la complessità di quelle procedure, non era quello l’ambito giusto da cui partire. Abbiamo allora dirottato su un finanziamento regionale per la disabilità e servizi dedicati a persone con disturbi nello spettro autistico. È un percorso, comunque, non semplice perché viene richiesta a tutti i partecipanti la messa in comune non solo di idee, ma di risorse proprie e una compartecipazione alla progettazione in termini concreti e fattivi, questa è la maggiore difficoltà che abbiamo incontrato. Altrettanto abbiamo fatto con il fondo povertà e, anche qui, sono emerse quelle difficoltà, che risultano più affrontabili con i soggetti del Terzo Settore maggiormente avvezzi alla collaborazione con gli enti pubblici, ma più difficoltose con gli altri, perché stare in una coprogettazione non significa essere nella più semplice e facile posizione di fornitore di servizi. È perciò un cambiamento di ruolo, non è agevole né scontato, e in ciò sta la vera difficoltà. È bello, è interessante, ma è difficile e, per esperienza, posso dire che in situazioni più complesse come quelle del PNRR è meglio, almeno per ora, lasciar perdere.

ColomboMi pare di aver capito che avete coinvolto più cooperative in quelle esperienze?

Manini – Si, perché all’avviso pubblico hanno risposto più cooperative e associazioni e per le difficoltà che ho detto, alcuni di quei soggetti meno attrezzati non sono diventati coprogettatori ma fornitori.

Rocchietti – Io, a differenza di Vittorio, che dice zero, dico due: vedo una situazione abbastanza incoraggiante. Una delle due, quella della nuova struttura di accoglienza di Baveno non era propriamente una coprogettazione, ma come tale è stata vissuta, portando la nostra cooperativa a fare per quel progetto attività diverse da quelle fatte in passato. L’altra è una coprogettazione, che si sta avviando, promossa dal comune di Verbania per la gestione integrata di Villa Olimpia. Anche in questo caso il nostro servizio viene inteso in modo più complessivo e ci ha spinto a una revisione, insieme ai nostri operatori, del modo di concepirlo. Per noi queste, una del CSS Verbano e una del Comune di Verbania, sono iniziative importanti che ci calano nella logica nella coprogettazione.

Barbaglia – Mi aggancio a quanto diceva Manini, in questo territorio i tre CISS sono impegnati in queste due coprogettazioni, quella riguardante l’autismo e quella che stiamo portando avanti da tempo dei senza dimora, dell’housing sociale, cui si è aggiunto il pronto intervento sociale. È un’esperienza importante e interessante ma, nella realtà, richiede molto tempo da parte di figure di alto livello, che abbiano potere decisionale in merito alle scelte da operare e questo non è facile perché non sono questioni affrontabili in modo sbrigativo. C’è poi la difficoltà dell’atteggiamento culturale, perché  per nessuno è facile entrare in una dinamica nuova, con procedure nuove. L’atteggiamento creativo e propositivo non è una qualità di tutti; coprogettare significa portare risorse e poi vedere insieme come spenderle al meglio. Direi che non siamo ancora arrivati, siamo per strada ma non siamo arrivati, rimane ancora il rischio di fermarsi alla “conegoziazione” invece di giungere alla coprogettazione; un rischio che si avverte sulle questione più complesse e sui progetti più articolati. Per ora, anche la risposta è scarsa: noi abbiamo fatto due o tre avvisi, ma la risposta è sempre minima.

Valterio – Noi siamo il soggetto del terzo settore che è in coprogettazione per il progetto dei senza dimora; è stata l’unica esperienza del genere per noi e siamo capofila di questa ATS che va avanti dal 2019. Credo che un grosso limite sia costituito dall’assenza di reazione dal territorio in risposta alla pubblicazione dell’avviso. In coprogettazione potrebbero esserci anche soggetti che non hanno un interesse produttivo, ma anche associazioni o enti che possono portare la loro esperienza perché, ad esempio, intercettano altre tipologie di possibili beneficiari. Si crea una situazione statica perché, quando si resta a lungo nella stessa coprogettazione, senza l’arrivo di nuovi e diversi apporti, ci si limita a gestire servizi. L’altro tema è quello delle risorse, perché gli enti devono conferire risorse al progetto, ma le cooperative hanno sempre timori, come, ad esempio, che non vengano adeguatamente retribuiti i servizi apportati, che non bastino le ore riconosciute. Occorrerebbe un diverso riconoscimento delle tipologie di risorse che il Terzo Settore può apportare, perché succede che, a volte, risorse che noi potremmo mettere non vengano accettate; come quelle legate alla conoscenza del territorio, all’analisi dei beneficiari, alla possibilità di fare monitoraggi; un genere di possibili apporti che il terzo settore potrebbe dare, risorse importanti che però vengono perse. È anche necessario riuscire a lavorare in modo più paritario tra tutti  i soggetti partecipanti. Infine, questa coprogettazione a cui abbiamo partecipato non è stata la conseguenza di una coprogrammazione, è stato il modo di dare risposta a un grave e reale problema che, senza la visione generale di una coprogrammazione, parte però zoppa.

ColomboUna delle risultanze dell’articolo di cui parlavo in apertura è stata proprio questa: le coprogrammazioni sono state davvero poche: una cinquantina nel 2022 a livello nazionale.

CordaIo potrei replicare quanto detto qui un anno fa dalla nostra vicepresidente Paola Bertinotti. Anche noi non rileviamo sostanziali cambiamenti; ci sono arrivate poche proposte, ma neppure richieste in tema sensibilizzazione e formazione, che, mi sembra di capire, sono temi più caldi, perché non pare alta la consapevolezza sui temi di cui qui parliamo in soggetti pubblici e privati del territorio. Ricordo l’incontro fatto al Centro Sant’Anna, molto utile anche perché un segretario comunale aveva portato esempi molto pratici, c’è infatti bisogno di conoscenze più tecniche e formali per non correre il rischio di impantanarsi, come diceva Barbaglia, nella “conegoziazione”. Ritengo che, come Fondazione, possiamo contribuire a diffondere informazione, perché abbiamo tutti bisogno di parlare di più di questo strumento, di far crescere una consuetudine, facendo crescere la narrazione sulle esperienze virtuose locali ed esterne. In questo filone noi possiamo provare a dare uno stimolo.

Fornara – A un anno di distanza è necessario fare anche un focus su cosa è successo nei territori. La progettazione relativa al PNRR ha spinto, come necessità ma anche come scelta strategica, i tre consorzi a costituire formalmente alla fine del 2022 l’Ambito Territoriale Sociale del VCO; ci abbiamo lavorato tutto il 2023 e continuiamo ancora oggi, sta diventando una realtà di governance vera e seria, con capofila il CISS Cusio, con la logica di strutturarsi sempre di più per diventare un ambito territoriale sociale che lavora nelle logiche di cui stiamo qui parlando. Per gli enti pubblici questa realtà sta diventando un patrimonio di lavoro (per fare un esempio, tutti i lunedì si fa una riunione di regia sul PNRR), ma anche un impegno gravoso che richiede di essere meglio strutturato. Un vantaggio è che ciò ci consente di dialogare con gli altri interlocutori sovra territoriali, l’ASL VCO  e la Fondazione Comunitaria, in modo più coordinato. Sul territorio del Verbano sono successe altre due cose: la prima, nel periodo 2022-23 abbiamo approvato nel CdA due Strategie Integrate Territoriali, una di contrasto alle povertà, offrendo a noi stessi un quadro di ciò che è possibile fare e al Terzo Settore una cornice in cui inserire la loro progettazione, da cui sono nate alcune esperienze come “Teniamoci vicini”, di cui il CSS non è capofila ma ha generato la dinamica, e “Territori inclusivi”, l’accompagnamento all’abitare, che sono tutte esperienze di reti territoriali. Ancora, una coprogettazione con gli altri due enti per il progetto “Terzo tempo – La Cura è di casa” con Fondazione Cariplo, sulla sua linea di finanziamento Welfare in ageing, costituendo il partenariato che ora porta avanti il progetto.

La seconda strategia è il nostro ingresso di fatto in una logica di coprogrammazione con una “Strategia territoriale per l’autonomia delle persone fragili”, che comprende i temi dell’anzianità, della disabilità, dei senza dimora, delle donne vittime di violenza, dei migranti; per tutti questi temi sono stati fatti approfondimenti con tutti i soggetti del Terzo Settore del territorio che si occupano dei temi specifici, per raccogliere i bisogni. La stessa operazione è stata poi replicata, per gruppi omogenei, con i rappresentanti dei beneficiari. Ora siamo nella fase di elaborazione del ricco materiale raccolto in questo processo partecipato (anche se non sono stati fatti avvisi di coprogrammazione) di quello che sta succedendo in materia nel territorio: abbiamo raccolto sollecitazioni che potranno diventare dei progetti. Infine, questa sera ci sarà la riunione per la costituzione dell’associazione di secondo livello degli enti del Terzo Settore (undici), dopo un processo durato un anno e un percorso di formazione con il sostegno del Centro Servizi del Volontariato, per dare natura giuridica a servizi gestiti da enti del terzo settore  come l’Emporio del Legami, la centrale operativa del trasporto sociale e probabilmente anche l’Odontoiatria solidale. All’origine dell’iniziativa c’è proprio l’esperienza dell’Emporio dei Legami, che ha decuplicato in tre anni il proprio bilancio, ma che non ha, fino a oggi, natura giuridica propria. Queste dinamiche di aggregazione di soggetti plurimi stanno trovando delle governance più strutturate; io non so se è questa la coprogrammazione, ma certo è il tentativo di tenere insieme più stakeholder, più dinamiche organizzative per fare cose utili al territorio. Noi, come enti pubblici, stiamo affinando la capacità di discernere dove ha e dove non ha senso fare coprogettazione: per i progetti sul PNRR sulla disabilità, ad esempio, la giusta strada è l’appalto di servizi, per altre attività, come il contrasto alla povertà, è la coprogettazione.

Colombo – La ricerca che ho già citato rileva che la coprogettazione con il PNRR non è stata rilevante, ma è quella con valori medi maggiori: 700.000 €, contro 250.00 € dei progetti non PNRR. Probabilmente lo scarso numero testimonia proprio le maggiori difficoltà che voi segnalate.

Desanti – Se devo parlare come presidente del Consorzio Rifiuti, sono d’accordo con quanto detto da Zacchera: dal punto di vista delle coprogettazione siamo rimasti del tutto al palo; però mi sentirei di fare una proposta agli enti del Terzo Settore, perché si facciano promotori di progetti per uno o più centri del riuso. Nel VCO ci sono vari centri di raccolta dei rifiuti, dove si portano ingombrati, vecchi mobili, elettrodomestici, ecc., cioè quello che non viene raccolto porta a porta. Tutto ciò che a quei centri viene conferito diventa rifiuto, quindi, semmai, recuperato come riciclo di rifiuto, ma non riutilizzabile, magari rinnovato o aggiustato, per un nuovo uso. Attualmente non esistono nel VCO centri del riuso, se ne è parlato, ma senza risultati; credo che questo possa essere un ambito interessante per un percorso di coprogrammazione e poi di coprogettazione che ridurrebbe anche la quantità dei rifiuti. Chiuso questo argomento, posso poi dare qualche informazione come comune di Omegna che, con la precedente amministrazione, aveva attivato tre percorsi di coprogrammazione. Due riguardano i servizi legati all’istruzione e alla cultura (fino a oggi espletati dalla Fondazione del Forum di Omegna), cui hanno partecipato la Fondazione del Forum, l’Auser, la SOMS e l’ARSUNI VCO; conclusa questa prima fase, stanno per partire due avvisi di coprogettazione, le cui attività, finalizzate alla gestione del Cinema Sociale e alla stagione teatrale, alla gestione del museo e della ludoteca, al trasporto scolastico e altro, dovranno concludersi entro la fine dell’anno. Il terzo percorso di coprogrammazione riguarda gli anziani, ma si è fermato, perché la maggiore struttura omegnese di questo ambito è l’Oasi della Vita gestito da ProSenectute con una convenzione che scadrà nel 2028.

Lo Duca – Da ciò che è stato detto, quel processo amministrativo di cui si è parlato nel convegno, citato da Corda, avvenuto al Centro Sant’Anna ha visto fino ad oggi nel VCO un solo caso di ciclo completo:  coprogrammazione-coprogettazione. È bene ricordare che a Verbania quei relatori ci hanno ricordato che, in primo luogo, quei percorsi, senz’altro complessi e poco sperimentati, possono essere accompagnati dalla presenza di professionisti capaci di portare modelli di lavoro. Io non so, perché sono molto fuori da questi processi, se qui siano stati chiamati professionisti da altri territori per provare a incasellare il frame amministrativo di questi percorsi, ma credo sia interessante provare a farlo.

Credo che il piano amministrativo aiuti a perseguire un ordine più ampio. In quel convegno i relatori segnalavano la possibilità di usare questi strumenti su situazioni già esistenti. Mi pare di capire che il territorio sia molto innovativo, comprende bene quali sono i settori che non sono coperti dai servizi storici e cerca di costruire nuove strade, ma questi strumenti possono essere usati anche per attività già oggi praticate, cioè, si può davvero fare molto sui servizi esistenti. Credo sarebbe interessante andare a vedere esperimenti che hanno provato a rivedere l’ordinario esistente. Il tema dei bandi delle fondazioni o del PNRR è diventato nel territorio prevalente e il territorio è generalmente pronto a cogliere queste occasioni, anche perché i bandi si rivolgono, per lo più, alle aree tematiche consolidate; in quel convegno era emerso il suggerimento di tentare, anche con la guida di esperti professionisti, un percorso inverso che partendo da analisi dei problemi, dei contesti e delle procedure e delle buone pratiche, ricerchi o solleciti le forme di finanziamento idonee.

ColomboSulle consulenze esterne ho delle remore, ad esempio a un certo punto possono non essere più disponibili e lasciare quindi un vuoto. Perché non pensare di formare delle competenze interne che siano in grado di supportare i soggetti interessati nelle varie fasi delle procedure?

Barbaglia – Siamo sicuri che sia una questione di competenze? Io credo che sia un aspetto culturale, non tanto di competenze. Una volta seguite le linee guida la questione delle competenze è superata.

Colombo – Non è proprio così. La ricerca ha approfondito 80 casi rilevando una difformità di procedure, di governance, di risorse davvero significativa. Si va da progetti in cui vengono richieste risorse in compartecipazione del 15/20% a progetti in cui non si richiedono risorse. Vi sono progetti dove vengono richieste risorse professionali e progetti dove viene richiesta la disponibilità di immobili. Si rilevano anche difformità sulle modalità di attivazione della coprogettazione. È un problema culturale ma è anche un problema di competenze e di regolamentazione.

Loduca – Si possono avere due tipologie di consulenza: sui contenuti e sugli aspetti amministrativi. È sicuramente quest’ultimo aspetto quello più rilevante. In alcuni casi le procedure di coprogettazione sono state ritenute gare d’appalto per le modalità non corrette con cui sono state portate avanti.

Fornara – È così. Dobbiamo arrivare a costruire competenze condivise dai Consorzi così da poter inserire le progettualità nei processi amministrativi degli enti. Ad esempio, sia noi che Omegna non abbiamo un responsabile finanziario e quindi dobbiamo cercare di creare una competenza condivisa che ci supporti.

Colombo – Un’altra domanda che ci sembra interessante è relativa alle modalità che possono migliorare l’utilizzo di questi strumenti sia a livello quantitativo che qualitativo. Mi sembra che siano state avviate varie attività, si tratta di capire se ci sono altri spazi e quali possono essere quindi le modalità che potrebbero far funzionare meglio questi strumenti.

Rocchietti – Secondo me la formazione può essere sicuramente importante per mettere a regime il nuovo strumento. Per quanto riguarda le competenze necessarie per procedere con il CISS di Verbania non c’è stata la necessità di avere un consulente esterno, con il comune di Verbania sì. Abbiamo così avuto conferme su alcuni aspetti tecnico-amministrativi su un progetto per noi assolutamente rilevante. Il tempo era una determinante importante e abbiamo recuperato un consulente di Novara che conoscevo e che appunto ci ha dato conferme su alcuni elementi importanti. È quindi una questione culturale ma anche di competenze. Una volta sperimentata la procedura credo che nasca una certa fiducia e credibilità. All’inizio avere un supporto può essere una facilitazione importante.

Barbaglia – Una scelta che forse non è mai stata fatta, ma che potrebbe aiutare, potrebbe essere quella di una procedura selettiva. Finora come Consorzi abbiamo utilizzato procedure aperte con un coinvolgimento anche di soggetti non proprio preparati. Una griglia selettiva obbligherebbe probabilmente i soggetti del Terzo Settore ad approfondire l’argomento e a crescere.

Valterio – Mi viene una domanda a Desanti. Nella vostra procedura di selezione avete richiesto la presentazione di progetti su cui farete la selezione. Credo però che sia interessante prevedere poi una fase di coprogettazione vera con chi ha presentato i progetti. Voi come state operando?

Desanti – Uscirà un bando che inviterà a presentare progetti che potranno essere molteplici anche se è probabile che ne arriverà uno solo. È stata scelta la coprogettazione anche perché non è più possibile scegliere discrezionalmente come è stato fatto in passato. Si è quindi preferito, rispetto alla gara di appalto aperta a tutti anche privati, procedere con la coprogrammazione e la coprogettazione. Potranno essere ammessi più progetti, fra i quali verrà scelto un progetto che verrà definito in sede di convenzione.

Barbaglia – Sarebbe interessante definire poi con chi è stato scelto, anche più soggetti, un progetto condiviso.

Desanti – Sarebbe interessante che ci fosse una partecipazione congiunta di più soggetti del Terzo Settore che aggiungano valore al progetto.

Barbaglia – Nelle procedure dei Consorzi è avvenuto proprio questo.

Valterio – Io mi immagino che ci possa essere una procedura aperta dove chi rispetta i requisiti minimi entra nella coprogettazione e definisce insieme un progetto condiviso seguito poi dalle relative convenzioni.

Desanti – Potrebbe succedere nel momento in cui dovessero essere presentati più progetti con focus differenziati che potrebbero quindi essere complementari e arricchenti l’uno l’altro.

Zacchera – Avendo rinunciato ad avere una interlocuzione nel settore dei rifiuti dove la presenza di una azienda pubblica di grandi dimensioni rende difficile la collaborazione, ci stiamo aprendo a qualche nuovo filone dove potrebbero trovare spazio anche gli strumenti di partecipazione condivisa. Il Gal ci ha coinvolto in un progetto di filiera forestale sui bandi PSR con altre imprese per arrivare alla produzione e distribuzione di cippato di qualità per impianti. Ci sarà quindi la necessità di interloquire con PA e privati per l’istallazione di caldaie che possano valorizzare il cippato. Un progetto complesso ma che potrebbe avere delle buone prospettive. È anche un modo di tenere aperto un canale e un percorso con le PA, comuni e altri realtà locali, anche rispetto agli strumenti di coprogrammazione e coprogettazione.

Barbaglia – Un aspetto interessante che finora non abbiamo preso in considerazione è che l’iniziativa può essere presa anche dagli enti del Terzo Settore sia per la coprogrammazione che per la coprogettazione, lasciando poi al pubblico la decisione relativa al procedere.

Corda – Noi potremmo quindi pensare di fare coprogrammazione per costruire una parte del piano erogativo della Fondazione, così da condividere già in fase di programmazione obiettivi e risorse.

ColomboSarebbe davvero un segnale molto importante. Credo che gli spazi possibili di coprogrammazione e di coprogettazione siano rilevanti. La ricerca a cui abbiamo accennato ha rilevato che nel 2022 solo il 10% della spesa sociale di comuni province e regioni è stato utilizzato in coprogettazione, una percentuale direi molto contenuta.

Fornara – Credo che alcune difficoltà anche di rendicontazione, in particolare sui bandi PNRR, rendano difficile impegnare risorse elevate in coprogettazione.

Barbaglia – Basta pensare che sulla piattaforma di gestione del PNRR non è prevista la procedura di coprogettazione.

ColomboCredo che l’esistenza rilevata di progetti anche consistenti sul PNRR di grandi città porterà gli enti interessati, a partire dal Ministero, a prevedere che gli strumenti informatici di gestione si adeguino.

Fornara – È quello che ci auguriamo tutti perché sono partiti i cantieri del PNRR. Ad esempio per l’intervento su Baveno dobbiamo riuscire a chiudere il progetto entro marzo 2026 con la necessità quindi di correre e di avere gli strumenti di supporto essenziali.

Lo Duca – C’è ancora un tema rilevante della coprogrammazione e coprogettazione ed è quello relativo alla possibilità-necessità di costruire sistemi informativi del territorio da mettere a disposizione dei soggetti operanti, un tema complesso e davvero difficile da affrontare per gli enti progettanti.

Corda – La Fondazione ha messo a disposizione sul proprio sito un piccolo osservatorio che fotografa il territorio su alcune macro-tematiche, facendo riferimento anche alle informazioni già disponibili presso altri enti con opportuni link. A noi serve per programmare e seguire l’evoluzione degli interventi e agli enti in fase di progettazione per avere un quadro del territorio nel suo complesso.

Foto di copertina: Immagine di freepik

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