Magazine Alternativa A Numero 2
Anno 2024
Ha ancora senso parlare di Basaglia?
17 Giugno 2024

Occorre trovare un nuovo simbolo per  animare il prosieguo della rivoluzione basagliana, rinforzando quel ponte che avvicina la comunità alle persone con fragilità psichiatriche, dissolvendo gli invisibili confini che le separano dalla società ancora oggi

MANICOMIO
Liberi di essere se stessi,
senza regole assurde,
senza sangue amaro,
senza improfondità e debolezze,
senza incertezze e stranezze,
senza obblighi e costrizioni,
forse questo sarebbe possibile
se non fossimo
in
MANICOMIO!!!

In occasione dei 100 anni dalla nascita di Basaglia ho deciso di aprire questa riflessione con una poesia scritta durante un ricovero in SPDC (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura) da Tania Lomazzi, poetessa verbanese, che convive da tanti anni con una patologia psichiatrica, per la quale il manicomio è ancora una realtà. 

Anche Piero Cipriano, noto psichiatra, è d’accordo con lei affermando “Nel 1978 i manicomi erano fuori legge. Oggi però il manicomio è molto più sfuggente, inafferrabile, come suggerisce il titolo di questo libro, anziché murario s’è fatto chimico”, nel suo libro, appunto, Il manicomio chimico

Franco Basaglia ci ha regalato la possibilità di poter credere in un sogno reso realtà con l’approvazione della legge 180 il 13 maggio 1978. In molti credono che ad aver permesso tale approvazione fu la morte di Aldo Moro, avvenuta il 9 maggio, che ha tenuto impegnata l’opinione pubblica su altri temi, ritenuti più urgenti (lo stesso viene creduto per l’approvazione della legge 194, sull’interruzione volontaria della gravidanza, avvenuta il 22 dello stesso mese). Tempistiche fortunate o meno, questa legge ha segnato una svolta epocale, rivoluzionaria e pioniera nell’ambito della Salute Mentale in Italia e nel mondo. 

Uno dei simboli a me più cari di questa rivoluzione fu Marco Cavallo, un cavallo che un tempo dimorava nell’Ospedale Psichiatrico di Trieste trasportando un carretto per la biancheria. Quando fu “pensionato”, inizialmente minacciato di abbattimento, fu salvato grazie a una petizione interna all’ospedale, che gli permise di trasferirsi in Friuli. Il suo ricordo, condiviso tra gli operatori sanitari e i pazienti, ispirò la nascita di un laboratorio artistico permanente ove la storia di Marco Cavallo si trasformò in un progetto collettivo, coinvolgendo artisti, pazienti, medici, infermieri e cittadini: nacque così un “nuovo” Marco Cavallo, un cavallo azzurro di legno intrecciato e cartapesta, che simboleggiava la libertà e la trasformazione dell’ospedale. Alto circa quattro metri e dipinto di un vivace colore azzurro, scelto dai pazienti stessi, Marco Cavallo fu concepito con dimensioni imponenti per rappresentare simbolicamente i desideri e i sogni di tutti i ricoverati, diventando un’icona visibile dell’umanità “nascosta” e “misconosciuta” all’interno dei manicomi, e portando così alla luce la loro esperienza interiore.

Dopo due mesi di lavoro, Marco Cavallo fu pronto a varcare, sradicandolo,  il cancello dell’ospedale per iniziare il suo viaggio verso la scuola elementare De Amicis, accolto da una festa di quartiere aperta alla cittadinanza. 

A distanza di tanti anni, oggi urge immaginare un nuovo simbolo come Marco Cavallo, un atto di speranza, un faro di gioia e solidarietà curato con il calore dell’amore e la magia della creatività. I simboli ci permettono di dare forma a idee ed emozioni, spesso così ardue da trasmettere a parole: trovare un nuovo simbolo ad animare il prosieguo della rivoluzione basagliana, rinforzando quel ponte che avvicina la comunità alle persone con fragilità psichiatriche, dissolvendo gli invisibili confini che le separano dalla società ancora oggi.

È facile dimenticare le sofferenze degli “ultimi”, e anche la storia della legislazione ci ricorda questa fragile memoria. Da quei tempi di rivoluzione partecipativa e di sogni condivisi, dal 1978, quando la legge 180 diede inizio a un nuovo capitolo nel trattamento della salute mentale in Italia, fino ad oggi, poche leggi hanno affrontato apertamente questo importante tema. Alla legge 180 fanno seguito la Legge 833/1978 – Legge Quadro sulle Strutture Sanitarie (che ha stabilito i principi fondamentali del servizio sanitario nazionale in Italia, incluso il riconoscimento della salute mentale come parte integrante della sanità pubblica e la promozione di servizi psichiatrici territoriali), la Legge 180/1990 – Legge Basaglia II (rafforza i principi della Legge Basaglia originale, stabilendo ulteriori regolamentazioni per i servizi di salute mentale e promuovendo il trattamento dei disturbi mentali all’interno della comunità); la Legge 81/2014 – Legge sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro (disposizioni specifiche per la tutela della salute mentale dei lavoratori, compresa la prevenzione dello stress lavoro-correlato e dei disturbi psichici derivanti dall’ambiente lavorativo) e la legge 180/2017 – Legge Basaglia III (rafforza i principi della riforma della salute mentale in Italia, promuovendo l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con disturbi mentali attraverso l’implementazione di programmi e servizi specifici.). 

Dalle poche leggi elaborate negli ultimi anni sulla salute mentale, i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) avrebbero rappresentato un’opportunità preziosa per potenziare gli strumenti e le risorse in questo ambito cruciale, eppure nel PNRR, la Missione 6 affronta la salute mentale solo marginalmente, trascurando la sua fondamentale importanza, così come accade per altri settori cruciali del sistema sanitario. L’obiettivo principale di questo piano è stato mitigare le emergenze legate alla pandemia, relegando la salute mentale in secondo piano.

Questa scelta sarebbe quasi ironica se non fosse estremamente preoccupante, poiché è ormai evidente che, oltre alla crisi sanitaria dovuta al COVID-19, c’è un’altra crisi in atto: quella della salute mentale, che colpisce persone di tutte le età, inclusi i giovanissimi. Tuttavia, il PNRR sembra ignorare questa realtà.

Solo di recente, dopo due anni di pandemia e grazie a varie iniziative parlamentari, sono stati destinati alcuni finanziamenti alla salute mentale, ma rappresentano solo una minima parte del totale dell’intero finanziamento sanitario, appena il 3%. È allarmante notare che ci sono undicimila operatori in meno rispetto agli standard previsti dal Progetto Obiettivo “Tutela Salute Mentale 1998-2000” (da un’analisi dei dati del Rapporto Salute Mentale del Ministero della Salute relativo all’anno 2019).

Nel PNRR si discute di diverse iniziative, come le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità, ma la salute mentale viene menzionata solo marginalmente. Il governo è stato criticato per aver sottostimato l’importanza della salute mentale nel PNRR, cercando di rimediare in seguito attraverso nuove linee guida per potenziare i Dipartimenti di Salute Mentale e attraverso l’introduzione di un “bonus psicologo”.

Tuttavia, queste soluzioni non affrontano in modo efficace i problemi esistenti, come Ivan Cavicchi, nell’opera Oltre la 180, ha sottolineato con chiarezza, rimarcando queste sfide e la necessità di un approccio più completo e impegnato alla salute mentale: “Dobbiamo essere indulgenti nei confronti della nostra storia, quello che si è fatto non è stato uno scherzo, quello che è stato fatto resta un’impresa, pur con tutti i difetti del mondo, eccezionale, ma essere indulgenti significa capire le difficoltà non negarle in toto.

Anche perché non si tratta di riabilitare la nostalgia ma di andare avanti perché le cose vanno male e rischiamo di perdere tutto quello che abbiamo fatto.

L’impressione che si ha è che se oggi non facciamo i conti con la nostra storia, con i nostri pregiudizi, con i nostri sbagli e con le nostre illusioni non andremo da nessuna parte.

(…) Ma crediamo fermamente che non ci sia altra strada se non mettere mano a una rivisitazione della nostra esperienza politica per liberarci di pregiudizi, di errori, di malintesi, di illusioni, di false aspettative. Il pensiero di Basaglia rischia di restare sotto le macerie di un pensiero romantico idealistico, che resta di grande valore ma che non ha fatto i conti con una realtà terribile e innegabile e che oggi presenta il conto. In definitiva, se oggi la salute mentale volesse continuare il proprio cammino, iniziato tanti anni fa da alcuni coraggiosi riformatori d’assalto, sarebbe il caso di riformare le nostre ideologie sbagliate.”

Nel 2022, il Ministero della Salute ha approvato e trasmesso alle Regioni le linee guida per eliminare l’uso della contenzione meccanica nei servizi psichiatrici, stabilendo il 2023 come termine per raggiungere questo obiettivo. Al fine di concretizzare tali linee guida, sono stati stanziati fondi vincolati (20 milioni di euro) per progetti mirati al superamento della contenzione meccanica, da realizzarsi entro il 31 dicembre 2023. Siamo nel 2024, le contenzioni sono tutt’altro che azzerate mentre tali progetti stanno proseguendo in alcuni SPDC d’Italia, tra cui nel Reparto dell’Ospedale Castelli di Verbania.  

Quindi, ha ancora senso oggi parlare di Basaglia?

Nel libro “La banalità del male” del 1963, la Arendt ha postulato come il male possa non essere radicale, ma bensì il frutto dell’assenza di radici, di memoria, del non ritornare sui propri pensieri e sulle proprie azioni mediante un dialogo con se stessi. Proprio per questo è utilissimo nella vita della Salute Mentale ricordare, ancorarsi alle proprie radici che guidano e sorreggono le fatiche quotidiane di un percorso spesso tortuoso e faticoso per tutti gli attori coinvolti, dagli utenti dei servizi, ai loro familiari fino agli operatori tutti che lavorano in questo settore. 

In un’intervista della Rai del 1968 trasmessa ne I giardini di Abele il giornalista Zavoli incontra Basaglia nel manicomio di Gorizia e gli domanda “È più interessato alla malattia o al malato?” e Franco Basaglia gli risponde “Decisamente al malato”. Ed è questa semplice frase che, a mio parere, può costituire quelle radici a cui aggrapparsi per crescere, germogliare, evolvere nel viaggio tortuoso della cura. 

E quale sarebbe il senso di continuare a parlare di Salute Mentale se non si dà voce e rilevanza alle testimonianze di coloro che sono coinvolti direttamente, che vivono la realtà della salute mentale ogni giorno? È giunto il momento di nobilitare la voce degli utenti e della loro famiglia.

Credo fermamente che sia essenziale spostare il dialogo dall’ambito degli operatori del settore e degli esperti verso coloro che vivono in prima persona questa realtà. È essenziale tenere a mente che la cura va oltre l’aspetto farmacologico e i ricoveri, entrambi fondamentali, ma che trovano una fondamentale espressione nella relazione empatica e nell’ascolto attento. Questi elementi costituiscono pilastri irrinunciabili nella costruzione di percorsi di guarigione significativi e completi. In questa completezza, la riabilitazione non può prescindere dal riconoscimento e dall’incentivazione del ruolo attivo nella società: la casa, il lavoro e il coinvolgimento in ruoli sociali sono fondamentali per favorire il pieno recupero e l’integrazione delle persone affette da disturbi mentali. Questi elementi costituiscono i mattoni su cui costruire una vita significativa e appagante.

Per questo, ho cercato testimonianze che, in occasione del centenario della nascita di Franco Basaglia, ci rammentino che, più di ogni teoria o trattato, ciò che veramente  ci può avvicinare alla cura è l’ascolto. 

Renata, sorella di un utente della Salute Mentale. 

Sono circa 40 anni che con la mia famiglia seguo lo sviluppo della malattia psichiatrica di mio fratello. Da piccolo Roberto era un bimbo capriccioso e vivace e i miei genitori facevano di tutto per accontentarlo, soprattutto dopo la morte dell’altro fratello Claudio avvenuta quando Roberto aveva due anni.

Non è stato uno studente modello e ha frequentato fino alla terza media. Quando è stato il momento di cercare un lavoro sono cominciati i problemi: non riusciva a tenere un posto, in quanto o arrivava in ritardo o si addormentava durante il servizio. 

Sono iniziati dunque gli appuntamenti negli ambulatori di psichiatria e dopo analisi ed esami medici gli è stato riscontrato il bipolarismo curabile con farmaci.

La mamma faticava nel somministrargli la terapia con regolarità a causa delle sue soventi scappatelle. 

L’automobile era il suo oggetto di sfogo: usciva di casa senza avvisare e a volte andavamo a riprenderlo in qualche commissariato dove non ricordava come ci fosse arrivato. 

Finalmente, sei anni fa, dopo un’ulteriore girovagare nella notte, gli è stata ritirata la patente in quanto non idoneo: cosa che ritiene un abuso e chiede spesso di riavere il permesso di guida.

E’ stato ospite saltuariamente in strutture per disabili e l’ultima purtroppo lontana 300 km da casa. Vista la distanza e la difficoltà di raggiungerlo per inadeguatezza dei mezzi di trasporto potevo vederlo solo una volta al mese, chiedendo supporto ai miei figli.

A dicembre 2023 hanno avvisato che Roberto era in cattive condizioni di salute e dopo tre accessi negativi al Pronto Soccorso è stato finalmente ricoverato nel reparto di medicina d’urgenza dell’ospedale di Mondovì con diagnosi di infezione renale e polmonite: praticamente era in coma. 

Persistendo il nostro disagio di assistenza ospedaliera siamo riusciti a trasferirlo all’ospedale di Verbania nel reparto di psichiatria. 

Medici e personale hanno continuato le cure in atto con costanza, assiduità ed efficienza. Ora Roberto sta meglio fisicamente e si trova in una RSA.

Siamo in attesa di rivalutazione dello stato di salute da parte della commissione medica, onde inserirlo in una struttura adeguata.

Chiudo come ho iniziato, con un’altra poesia gentilmente donatami dalla poetessa Tania Lomazzi, che abilmente trasmette emozioni impalpabili attraverso il peso delle parole, alla fine del suo viaggio nel reparto di psichiatria.

ULTIMO GIORNO
Odore estremo di depressione per l’universo TOTALE: dottori TONTI che ti mettono alla prova.
Una grande amicizia dimessa oggi ed
IO SOLA, VAGO nel TOTALE VUOTO MENTALE
senza sorriso né grazia!!!

Bibliografia

Hannah Arendt, La banalità del male del 1963

Piero Cipriano, Il Manicomio chimico del 2015

Ivan Cavicchi, Oltre la 180 del 2022

Podcast per approfondire 

Tutta colpa di Basaglia, Spotify

Archivi della follia. In cerca di Franco Basaglia, RaiPlay Sound

EP.14 – Da vicino nessuno è normale, Fuori Da Qui, Spotify

180X40: 40 anni della Legge Basaglia, Podtail Residui, RaiPlay Sound

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