Magazine Alternativa A Numero 4
Anno 2024
Il compito che ci siamo dati
5 Dicembre 2024

Jeff Jarvis, giornalista statunitense e grande esperto di mezzi d’informazione, l’anno scorso ha pubblicato un saggio che s’intitola semplicemente Magazine, rivista, in cui scrive tra l’altro: «Per me l’essenza di un magazine non sono né gli articoli né le immagini, ma la comunità». Jarvis racconta che le riviste, almeno quelle statunitensi, che poi sono tra le più antiche, sono state costruite proprio sulle comunità. Un tempo erano luoghi intorno ai quali i lettori e le lettrici si riunivano perché condividevano un interesse, un bisogno, una circostanza, un particolare gusto culturale, un’affinità: una comunità, anche se immaginaria. «Le riviste non si limitavano a riunire le comunità, ma le spingevano ad agire in campagne e battaglie». I magazine statunitensi, ricorda Jarvis, sono stati i primi a muoversi per abolire la schiavitù (“National Era”), sono stati fondamentali per il movimento femminista (“Ms. Magazine”) e poi per il movimento pacifista e contro la guerra in Vietnam (“Ramparts”, “The Nation”, “Rolling Stone”): «Forse sogno troppo, auspicando l’evoluzione delle riviste e dei loro valori in questa nuova realtà». (da Internazionale, 11.10.2024)

Ecco, noi della redazione con gli amici che danno vita ad Alternativa ci riconosciamo in quell’affermazione: l’essenza di questa impresa, in cui ci siamo imbarcati tre anni fa, non sono i nostri scritti e le immagini, ma è quella comunità di persone, ciascuna a suo modo impegnata nel sociale, che vive in questo territorio. Aiutare a conoscere e comprendere questa nostra realtà, le questioni e i problemi che ci riguardano, è il compito che ci siamo dati. Desiderare di poter incidere in senso migliorativo sull’attuale stato delle cose è forse un sogno esagerato, in cui è però difficile non sperare almeno un po’.

Da alcuni articoli che hanno affrontato l’argomento principale del numero scorso, la storia locale, è emerso un altro importante tema che al primo è strettamente imparentato, quello dell’identità territoriale: cosa la costituisce, come si forma, quali significati assume per chi in un territorio vive, come è percepita all’interno, come è percepita dall’esterno? Una tematica vasta, complessa, a volte ambigua, scivolosa, che riveste però una notevole importanza per la vita di una comunità e che abbiamo più volte sfiorato in questi anni e, in almeno un caso, l’articolo di Gianmaria Ottolini nel numero scorso, ben più che sfiorato. Un peccato lasciarla cadere, abbiamo allora chiesto all’amico di ritornare sul tema[1] e analoga richiesta abbiamo fatto a Paolo Crosa Lenz che la medesima questione aveva anticipato nel corso del Forum dedicato alla storia locale.

Ci siamo poi chiesti cosa ne pensano gli altri di questo territorio e di chi ci vive e, non sapendo a chi rivolgersi, perché non esistono rilevazioni in proposito, Maurizio Colombo ha pensato di chiederlo all’Intelligenza Artificiale. Il tema dell’identità territoriale ritorna poi mediante due diversi approcci: nella Sezione “Cosa avviene in casa d’altri”, dove a volte scopriamo che qualche buona pratica l’abbiamo anche a casa nostra e in una delle rubriche con un esempio storico.

Altri argomenti corredano questo sommario. Si è voluto verificare, utilizzando i dati del VCO, l’ipotesi che possa esserci una correlazione tra l’invecchiamento della popolazione, del quale ci siamo più volte occupati, e quello delle imprese. Due articoli, uno su un museo di Ornavasso e uno sulla memoria di Trarego, costituiscono la coda del tema della storia locale, che ha improntato il numero di settembre. A proposito di sequel, abbiamo anche un prequel: un articolo anticipa e introduce quello che sarà il tema prevalente del prossimo numero: “il lavoro nel sociale”. Un paio di articoli guardano alla realtà del carcere (la Casa Circondariale di Verbania), uno alla scuola infermieri. Un altro, doverosamente, considerato tutto quello che succede tutt’intorno al nostro piccolo spicchio di terra, lancia uno sguardo fuori dalla finestra, all’Afghanistan e alla condizione femminile in quel disgraziato Paese; per non dimenticare.

Si racconta anche di un progetto di contrasto allo sfruttamento del lavoro degli immigrati e di un altro di mobilitazione sociale dei territori per una concezione diffusa della cura e del supporto nei casi di morte e di lutto. Infine, le consuete rubriche, che contengono, tra l’altro, l’ultima recensione cinematografica di Alessandro Magrì, che ci deve lasciare e al quale vanno, oltre il nostro ringraziamento, gli auguri per i suoi nuovi impegni. Ma qui troviamo anche una novità: proviamo a sperimentare una rubrica – “dai banchi di scuola” – per dar voce, come nella storica edizione di Alternativa, agli studenti della secondaria superiore del VCO.


[1] Si noti, a proposito del sogno di Jeff Jarvis la “modesta proposta” presente in questo articolo.

Foto Lorenzo Camocardi

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