Il 18 maggio presso la sede della Fondazione Mamre di Torino ha avuto luogo un evento di Living Library, organizzato dall’Associazione Evoluzione Self Help e Cooperativa Zenith in collaborazione con la Asl Città di Torino. Con il titolo “Quella volta in cui ho perso il filo” si sono accolte storie di diverse persone (diverse per genere, provenienza, appartenenza ed età) che hanno consentito di riflettere sulla follia come dimensione umana che ci abita. In occasione del centenario della nascita di Franco Basaglia, le 16 storie hanno permesso di avvicinarsi alla complessità dell’umana esperienza del perdersi e del ritrovarsi, immaginando la linea di separazione – a volte arbitraria e mobile – che riconosce e prova a definire la dimensione e i confini della malattia mentale.
La Living Library è un progetto che, partendo dalle esperienze europee delle Living Library, si propone di portare avanti una riflessione esperienziale concreta sul tema della narrazione. Si tratta di un evento in cui a raccontare storie non sono libri cartacei, ma persone in carne ed ossa, “libri viventi”. Le persone parlano di sé condividendo con il lettore emozioni ed esperienze intime e, narrando, danno vita, valore e rivelano il senso di un momento particolare della propria vita. Per dare forma alla narrazione, la “persona libro” si affida alla “persona libraio”, o raccoglitrice di storie, che le viene attribuita durante la preparazione dell’evento. Il libraio gioca il ruolo di editor e di primo ascoltatore della storia. La facoltà di raccontare è connaturata alla specie umana ed è pratica antica: nella condivisione di storie elaboriamo le nostre esperienze, ci riconosciamo e siamo riconosciuti nel nostro sentirci unici, fragili, diversi, stranieri, forti e ambigui, eroi, navigatori, sedentari, belli, brutti, buoni, cattivi, sani e malati. Sfumature che ci abitano senza soluzione di continuità, sfumature che ci rendono semplicemente umani. La Living Library è un modo di scoprire sé stessi attraverso l’altro, appassionandosi alla sua storia, proprio come quando si legge un libro tutto di un fiato. È un’opportunità per comprendere quanto le persone, benché spesso profondamente diverse l’una dall’altra, siano accomunate da sentimenti universali. Se ognuno è l’altro di qualcuno, c’è sempre qualcosa di noi nella storia dell’altro. Le storie degli altri ci aprono a questo mondo, ci guardano, perché gli altri ci riguardano e ci guardano. Una storia ha un’efficacia nella misura in cui chi l’ascolta la trasforma per sé in qualcosa di utile; si tratta di un’utilità molto concreta, nel senso che la singola persona da una storia può prendere consigli, proverbi, memorie, elementi che gli servono per ricostruire parti della propria immaginazione, perché il rapporto tra colui che racconta e colui che ascolta è un rapporto in cui ci si dona qualcosa a vicenda. La possibilità di “mettere storie in comune” tramite la modalità della biblioteca vivente implica la creazione di uno spazio narrativo che interrompe il flusso del transitare, del camminare in città senza fermarsi, del percorrere le nostre giornate trascurandone gli infiniti dettagli e sfumature. La Living Library è il fotogramma di una comunità locale con le sue reti e diramazioni, una comunità quotidiana, reale, multietnica e complessa in cui si fondono in modo corale storie diverse, di chi ascolta e di chi racconta, una comunità che cresce e si arricchisce delle storie, dei vissuti, delle esperienze, e in tal modo li accoglie.
Il tema della follia e del perdere il filo rappresentano un elemento consustanziale dell’esistenza umana ricordandoci come il perdersi rappresenti l’esperienza necessaria per potersi ritrovare. Molte fiabe antiche parlano di boschi e di cammini in cui ci si smarrisce e ci si ritrova dopo l’incontro con chi ci aiuta, per risolvere alla fine il conflitto che ci ha messo in cammino. Il re, in cui ci si converte alla fine, è l’immagine simbolica che racconta la nostra trasformazione, lasciandoci intuire la circolarità della vita, così distante da quella presunta linearità in cui a volte rischiamo di rimanere intrappolati, sia come individui sia come società.
Il free format della Human Library a cui le Living Library si ispirano, nasce in Danimarca nel 2000 ed è stata riconosciuta nel 2003 dal Consiglio d’Europa come buona prassi e, come tale, incoraggiata ed esportata in tutto il mondo.
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