Alla fine dello scorso settembre ho avuto la fortuna di assistere al Teatro Maggiore allo spettacolo-concerto della Piccola Orchestra dei Popoli, organizzato all’interno del Festival Letteraltura 2024.
L’orchestra, che riunisce musicisti di nazionalità diverse, è nata da un progetto della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti di Milano. Sono così venuta a conoscenza di una splendida realtà culturale e umanitaria, che concretamente viaggia “per terra e per mare” con i suoi strumenti, toccando sponde di culture diverse per diffondere attraverso le parole e la musica un messaggio solidale di bellezza comune a tutta l’umanità.
Abbiamo scoperto che la Piccola Orchestra è solo una delle molteplici iniziative fiorite con il sostegno della Fondazione che, affiancata dalla Cooperativa sociale Casa dello Spirito e delle Arti, sostiene progetti di cui beneficiano le fasce più fragili della popolazione.
Abbiamo allora pensato di chiedere ad Arnoldo Mosca Mondadori, con Marisa Baldoni fondatore e presidente della Casa dello Spirito e delle Arti, di fornire ai lettori della nostra rivista qualche informazione in più sulle attività della Fondazione.
“Un progetto di progetti”: così viene definito Metamorfosi sul sito della fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, di cui lei è presidente. Ci vuole spiegare come è nato il progetto e quali sono stati i suoi sviluppi?
Il progetto è nato dopo una visita a Lampedusa nel 2021. Ricordo che sul molo Favarolo vidi scendere da una barca un bambino, che aveva nove anni e veniva da tre giorni di viaggio in mare. Era a piedi nudi e disidratato. Pensai: «Perché lui e non mio figlio?». Sono poi venuto a sapere che le barche su cui viaggiano le persone migranti vengono smaltite dal governo come “corpo di reato”. Chiesi all’allora ministro degli interni Luciana Lamorgese di poter ricevere come Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti quelle imbarcazioni, perché potessero diventare memoria viva. Lei fu d’accordo e giunsero nel carcere di Opera cento barche. Ecco, da qui è nato questo progetto.
Quali sono le carceri italiane che aderiscono al progetto “Metamorfosi” e fanno parte della sua Rete di liuterie e falegnamerie?
Il carcere di Opera, quello di Monza, quello di Rebibbia a Roma e quello di Secondigliano a Napoli. Poi abbiamo una liuteria esterna a Milano, dove lavora chi è in articolo 21. Le persone detenute, che vengono assunte dalla nostra Cooperativa, trasformano il legno delle barche dei migranti in strumenti musicali come violini, viole, violoncelli, contrabbassi, chitarre, strumenti che insieme formano l’ «Orchestra del Mare».
Nelle foto dall’alto a sinistra: Le barche su cui hanno viaggiato i migranti, da Lampedusa arrivano al carcere di Opera; le barche vengono smontate dalle persone detenute in carcere; Andrea, persona detenuta, assunta nel progetto, smonta una barca; Claudio, persona detenuta assunta nel progetto, lavora nella Liuteria in carcere; il lavoro di costruzione degli strumenti nella Liuteria del carcere
Lei parla agli studenti delle nostre scuole e università di un progetto “di cultura e di conoscenza”, di “metamorfosi” del dolore in speranza e nel progetto si dà concretezza alla metafora dell’orchestra in cui ognuno concorre a creare l’armonia, mezzo per testimoniare e superare il dolore. È una proposta affascinante: che risposte le sembra che il progetto abbia riscosso e riscuota, in un momento storico in cui c’è un forte bisogno di confronto e di dialogo per aprire vie di pace?
Mi colpisce sempre vedere come la musica degli «strumenti del mare», che portano con sé il dolore e la speranza di tante persone migranti, tocchi gli animi di persone di ogni età’, credenti o non credenti, di sinistra o di destra. È come se l’emozione che da essi si sprigiona facesse «saltare» le divisioni.
Illustri artisti collaborano e hanno collaborato, ognuno nel proprio ambito, con la Fondazione: in particolare, in quello musicale, Nicola Piovani nel 2022 ha composto un pezzo originale pensato per il primo Violino del Mare, che è stato eseguito alla presenza di Papa Francesco; nel 2023 Sting ha suonato nel carcere di Secondigliano una “chitarra del Mare” davanti ai detenuti- liutai; nel 2024 il Maestro Riccardo Muti ha diretto a Lampedusa lo “Stabat Mater” di Giovanni Sollima con gli “strumenti del mare”. Cosa ha provato in questi momenti?
La gioia. Perché questi artisti, suonando gli «strumenti del mare», cercano di dare voce alle persone migranti e a quelle detenute, persone ritenute spesso soltanto degli “scarti”. Quando l’Orchestra del Mare ha esordito al Teatro alla Scala di Milano, il 12 febbraio scorso, due delle persone detenute che avevano costruito gli strumenti, Nicolae e Claudio, erano sedute nel palco reale, di solito riservato al Presidente della Repubblica. Ecco, anche questa è stata una gioia che porterò sempre con me.
Lo scrittore Paolo Rumiz, insieme ai violoncellisti Mario Brunello e Giovanni Sollima al Teatro alla Scala di Milano; Riccardo Muti dirige a Lampedusa gli strumenti del Mare
Dai frammenti dei relitti delle barche alle croci, dai presepi al Violino del Mare e al viaggio degli strumenti musicali, “migranti” verso le orchestre che aderiscono al progetto “L’Orchestra del Mare”: Spirito e Arti sono sempre in viaggio per nuove proposte… Quali i prossimi progetti?
Tra i tanti piccoli miracoli a cui ho assistito c’è un fatto che mi ha colpito molto. Una persona detenuta del carcere Sing Sing di New York è venuta a sapere di questo progetto. Si chiama John e suona il violoncello. Ci ha contattato, attraverso un’associazione locale, e ci ha comunicato di aver scritto delle musiche originali dedicate ai migranti. Stiamo quindi organizzando di andare in quel carcere con il «violoncello del mare» e altri strumenti dell’orchestra che saranno suonati da John e da altri musicisti a Sing Sing. Un concerto per porre al centro il dramma che vive ogni giorno chi è costretto a fuggire dal suo Paese a causa dalla guerra e dalla povertà: dai Paesi africani a Lampedusa, dalla Siria e dal Libano attraverso la rotta balcanica verso Trieste ma anche dal Messico agli Stati Uniti cercando di sorpassare il Muro. È un’unica umanità, l’umanità del futuro.
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