“E allora noi andavamo lenti perché pensavamo che la vita funzionasse così, che bastava strappare lungo i bordi, piano piano, seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere. Perché c’avevamo diciassette anni e tutto il tempo del mondo. Invece sotto gli occhi c’abbiamo solo ‘ste cartacce senza senso, che sono proprio distanti dalla forma che avevamo pensato”.
Strappare lungo i bordi – Zerocalcare
Quando si tratta di politiche giovanili, lo scenario è spesso ripetitivo. L’approccio con cui si affrontano le questioni che riguardano la comunità dei giovani è lo stesso che potrebbe avere nei confronti di un orticello (per fare un paragone un po’ bizzarro) una persona priva di spiccate doti di giardinaggio. Se una pianta appassisce, la prima risposta che può venire in mente a chi di piante sa poco è “darle dell’acqua”. La quale è senza dubbio una soluzione logica e tuttavia, in ultima analisi, parziale. Parziale perché non considera tutta una serie di aspetti che riguardano il benessere di una pianta: l’esposizione alla luce, lo spazio di terra in cui mettere radici, il concime da utilizzare. Parziale perché non tiene conto della complessità di un orto. Parziale perché, spesso, nasce dalla convinzione un po’ ingenua di avere il pollice verde. Tutto sarebbe più facile se le piantine potessero parlare e dirci con la loro voce di che cosa hanno davvero bisogno, o se, addirittura, potessero da sole risolvere le loro difficoltà. Ma allora è evidente che chi, per sua fortuna, si occupa di politiche giovanili e non di piante, gode di un considerevole vantaggio: i giovani hanno bocche con cui manifestare una mancanza, menti con cui ideare soluzioni, corpi con i quali metterle in atto.
Il progetto “Lungo i bordi” è la dimostrazione che fare politiche giovanili in maniera diversa si può e si deve. Questo perché possiede la rara caratteristica di nascere da un’esplicita richiesta dei giovani del territorio e di svilupparsi sulla base delle risposte che loro stessi hanno dato a quell’esigenza.
Tutto inizia nel dicembre 2020 con un’iniziativa di Associazione 21 Marzo, la principale associazione giovanile del territorio del Verbano, che è animata da un gruppo di circa 50 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 35 anni e che da più di 10 anni gestisce il Kantiere di Possaccio, lo Spazio Giovani della Città di Verbania. L’Associazione aveva proposto ai giovani un questionario, nel quale era richiesto di esprimere quali servizi avrebbero voluto trovare proprio all’interno del Kantiere. Il riscontro era stato netto e inaspettato: cinque ragazzi su dieci avevano chiesto che si aprisse uno sportello psicologico per adolescenti.
Le idee per una possibile risposta a questa esigenza cominciano a farsi più chiare durante la pandemia, quando – pur tra le ombre del momento – si fanno più stretti i rapporti tra 21 Marzo e gli altri attori del territorio che si occupano di politiche giovanili e di benessere psicologico e sociale degli adolescenti: il Comune di Verbania, proprietario dello Spazio Giovani, il Consorzio dei Servizi Sociali del Verbano, ente gestore delle politiche sociali ed educative sul territorio, le cooperative impegnate in educazione e supporto psicologico come La Bitta e Universiis, fino ad ASL VCO con la Neuropsichiatria infantile e il consultorio familiare. È grazie alla costruzione di questa rete reale, e non di forma, che dopo un periodo di start up sostenuto dal Fondo Povertà di Fondazione Comunitaria VCO nasce il progetto Lungo i Bordi, candidato, a giugno 2022, al bando “Attenta-mente” di Fondazione Cariplo, dedicato al benessere psicologico e sociale degli adolescenti. Per costruire l’idea progettuale, la rete si basa nuovamente su una indagine rivolta ai giovani del territorio, che raccoglie in meno di un mese i bisogni e le opinioni di 350 ragazzi e ragazze dai 13 ai 24 anni. Il 52,5% degli intervistati manifesta la necessità di un servizio di ascolto psicologico, a fronte di una generale percezione di scarsa accessibilità dei servizi di supporto già presenti. Tra questi, il 55,4% preferirebbe un servizio pubblico mentre il 23,7% non potrebbe permettersi altrimenti. L’82,5% vorrebbe che questo servizio prendesse luogo in un ambiente ibrido e informale, come lo Spazio Giovani della città, che abbia al suo interno spazi e occasioni di aggregazione e di comunità che siano antidoto all’ansia e al senso di solitudine ampiamente rilevati dai risultati dell’indagine.
Dunque il quadro è chiaro: nel nostro territorio è presente una grande richiesta di un servizio di ascolto e supporto psicologico, il quale non è al momento adeguatamente accessibile, che dev’essere pubblico e che deve trovarsi in un ambiente confortevole che non stigmatizzi i suoi fruitori ma li metta a proprio agio senza farli sentire giudicati.
È sulla base di questi risultati che prende forma il progetto “Lungo i bordi”, che si pone come obiettivo quello di fornire una risposta concreta e accessibile al bisogno di un servizio di supporto educativo, psicologico e di socialità; un servizio flessibile e innovativo, dedicato agli adolescenti e conosciuto, che non si limiti alla fascia giovanile ma che coinvolga anche le famiglie dei ragazzi che ne usufruiscono.
Per concretizzare questi propositi, viene realizzato il progetto Officine Giovani, promosso dal Consorzio dei Servizi Sociali del Verbano e da cooperativa Universiis con i Comuni di Verbania e Ornavasso. Officine Giovani è una realtà di accompagnamento educativo e di condivisione della quotidianità, che oggi coinvolge circa quaranta giovani dai quattordici ai diciassette anni, provenienti da situazioni di fragilità socio-economica. Il progetto prende luogo presso l’oratorio della Parrocchia di Ornavasso e a Verbania all’interno del Kantiere, ed è gestito da cinque educatrici professionali che garantiscono quindici ore a settimana di apertura del servizio in ogni spazio. Le Officine permettono ai ragazzi e alle ragazze di trovare un ambiente che apra loro un’alternativa a quella solitudine sociale che la nostra provincia fa spesso fatica a scongiurare. Sono ormai un punto di riferimento per chi le frequenta: sono occasione per stringere legami e capire cosa significhi sentirsi parte di una comunità che si prende cura dei suoi membri e di cui, al contempo, prendersi cura. C’è chi porta i compiti da fare arrivando direttamente da scuola, chi viene a giocare a carte, chi a fare merenda o a discutere di tematiche sorte più o meno spontaneamente. E a tutti è chiaro che è possibile arrivare e condividere pensieri, emozioni, esperienze intime, difficoltà a casa, a scuola, con il proprio gruppo di coetanei.
Le Officine sono un esempio di politica giovanile che non si limita a creare un nuovo servizio e a dare una risposta concreta a un disagio sociale. Sono anche in grado di dare lavoro a giovani educatrici che, dopo un percorso di studi inevitabilmente lontano dalla provincia, tornano nel loro territorio e in quegli stessi ambienti che hanno accolto la loro adolescenza, per mantenerli vivi e allo stesso tempo per continuare a viverli. Ma questa volta col compito di accogliere “nuove adolescenze”, per dare loro vedute sul futuro in una provincia che spesso non lascia altra alternativa che allontanarsi (per chi può permetterselo), o restare immobile (per chi invece non ne è in grado).
Ma per avere davvero un impatto positivo sulla salute mentale degli adolescenti non è possibile ignorare il contesto familiare. La famiglia si trova spaesata o impreparata a gestire consapevolmente una condizione di fragilità e ne è, in alcuni casi, la fonte stessa.
È per questo che, in contemporanea alle Officine, si sviluppa anche un’azione di supporto al benessere psicologico dei genitori presso Spazio Sant’Anna. Qui Cooperativa La Bitta promuove un percorso di counseling, mediazione e rinforzo delle capacità genitoriali, che fornisce sostegno alla famiglia nel suo complesso e garantisce la creazione di ambienti familiari più accoglienti e aperti nei confronti delle necessità psicologiche degli adolescenti.
L’ultimo importante passo che compie il progetto Lungo i bordi è l’apertura di uno sportello di ascolto psicologico, che partirà a settembre 2023 e sarà attivo 15 ore a settimana. Sono due gli aspetti che lo rendono una realtà rara e coerente coi bisogni degli adolescenti. Il primo è che sarà un servizio gratuito e accessibile a chiunque, in un’epoca in cui il benessere psicologico vive strattonato fra due estremi: da un lato la forte rivendicazione da parte dei giovani del nostro Paese – che sono la prima generazione a riconoscerne la centralità in una “società della prestazione” che discrimina e abbandona; dall’altro la spaventosa carenza di servizi accessibili, che rendono, come in innumerevoli altri casi, il diritto alla salute un privilegio di pochi. Il secondo aspetto è che lo sportello aprirà all’interno dello Spazio Giovani Il Kantiere, che garantisce un ambiente informale accogliente, che non stigmatizza il tema della salute mentale. Si tratta inoltre di un contesto che da anni ospita attività che nascono dai giovani e si rivolgono ai giovani della provincia e che ha fatto fiorire al suo interno una vera e propria comunità, che può facilmente trasformarsi in un punto di riferimento per chiunque decida di intraprendere qui un percorso di supporto.
Dunque, i problemi ci sono. Le soluzioni anche. E la verità è una soltanto: fare politiche giovanili significa mettere al centro i giovani non come campioni da laboratorio ma come chimici a cui lasciare spazio di azione. Ma la storia si ripete, e ai giovani è sempre riservata la parte dei bamboccioni a cui concedere qualche contentino oppure quella dei sognatori instancabili rinchiusi nelle proprie convinzioni. La risposta a questa retorica polverosa è quella che dà il progetto Lungo i bordi: i giovani non sono bamboccioni né sognatori. Sono soggetti politici attivi in grado di riconoscere i propri bisogni, e capaci, a partire da essi, di fornire risposte concrete, ambiziose ma plausibili, che vadano davvero incontro alle loro esigenze. E così la vita può veramente cambiare… “Sto pensando di ricominciare la scuola. Magari per settembre riesco a preparare gli esami per essere ammesso alla terza superiore per fare il cuoco”, dice F. delle Officine Spazio Giovani, che ha 18 anni e al momento lavora. “C’era un ragazzo nero stamattina in treno. Ascoltava della brutta musica. Dei ragazzi hanno cominciato a sfotterlo e lo hanno rinchiuso nel bagno. Sono intervenuto, l’ho aiutato ad uscire e l’ho fatto sedere con noi”, racconta B., 17 anni. “Nella mia vita voglio poter fare qualcosa, voglio realizzarmi”, “Qui mi sento a casa, posso avere degli amici” dice invece E., 16 anni, che ha abbandonato più volte la scuola.
È chiaro: per avere davvero un’influenza con le politiche giovanili bisogna fare uno sforzo di onestà intellettuale e smettere di considerare i problemi dei giovani come quelli di un’entità astratta e passiva di cui si pensa di sapere ogni cosa. E smettere di considerare un disagio giovanile come qualcosa di diverso e avulso da qualunque altro disagio sociale. Perché ogni problema sociale corrisponde a una responsabilità sociale. E ogni responsabilità sociale è la somma di responsabilità individuali che non hanno età. Certo sono diverse tra loro: la responsabilità di chi ha vent’anni non è la stessa di chi ne ha cinquanta. Ma entrambe sono e rimangono pur sempre responsabilità a cui non è concesso sottrarsi, responsabilità di cui bisogna prendersi carico insieme, senza distinzione. Perché a questo mondo non c’è chi è nato giardiniere e chi è nato piantina di un orto.
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