Magazine Alternativa A Numero 2
Anno 2024
Malattia mentale e tabù: quali passi avanti?
17 Giugno 2024

Cento anni fa nasceva Basaglia, nel 1978 veniva approvata la legge 180, cosa è successo nel frattempo? Viaggio nelle esperienze del privato sociale sul territorio del VCO, attraverso le voci degli operatori delle cooperative La Bitta, Xenia e Prometeo

Un passaggio fondamentale del pensiero e della rivoluzione basagliana lo troviamo nella sua concezione di follia: “La follia è in ognuno di noi”, nei pazienti come nei curanti. Ognuno vive e sente le proprie pene e le proprie fragilità, ed è solo riconoscendole che è possibile empatizzare e instaurare relazioni di cura, restituendo dignità alle ferite, stando accanto alla fragilità, ma stimolando il cambiamento. 

Affidiamo alle parole di Jennifer Veronesi, psicologa del Centro della Famiglia della Cooperativa Sociale “La Bitta” l’inizio di questo breve viaggio nel mondo della salute mentale e delle azioni che sul territorio del VCO vengono messe in campo dal privato sociale, nell’ambito della fragilità psichica.

Abbiamo coinvolto, infatti, in questa narrazione alcuni degli attori del mondo cooperativo che nel Verbano Cusio Ossola si occupa del tema, per comprendere, nell’anniversario della nascita di Basaglia e a quasi cinquant’anni dall’approvazione della legge 180, cosa è cambiato davvero.

Com’è vissuta la malattia psichiatrica nella società contemporanea?

Jennifer Veronesi, psicologa La Bitta – Fino agli anni 70 la psichiatria non restituiva dignità alla persona con fragilità psichica, ma con Basaglia ha inizio la rivoluzione che ha portato un cambiamento sia istituzionale che sociale. Lavorando al fianco di persone che soffrono di disturbi psichiatrici capita di interrogarsi se, a distanza di quarant’anni, un reale e integrale cambiamento ci sia veramente stato; i pregiudizi a livello sociale sono ancora molto radicati e sono i medesimi di sempre. Le istituzioni non hanno cambiato il loro sistema d’indirizzo e il loro atteggiamento e pensiero rispetto alla malattia mentale. Con la chiusura dei manicomi si è, in qualche misura, decostruito il pregiudizio rispetto alla “follia”; si sono organizzati i servizi territoriali per offrire assistenza ai malati e alle famiglie. Poche però sono state, in questi anni, perlomeno in questo territorio, le iniziative istituzionali per avvicinare la cittadinanza alla sofferenza mentale. Ci troviamo ancora di fronte al pregiudizio sociale che vede il malato di mente come il folle pazzo e pericoloso perché il “manicomio” spesso sopravvive alla distruzione dell’istituzione manicomiale.

Team Prometeo – Con la diffusione della psicologia divulgativa, sembra poter essere vissuta con meno timore rispetto al passato. Molte persone hanno maggiore conoscenza del funzionamento della psiche e ricorrono più facilmente all’aiuto di uno specialista in caso di difficoltà. D’altra parte è da sottolineare che la malattia mentale di chi è istituzionalizzato è vissuta ancora oggi con stigma, e richiede un lento lavoro di avvicinamento e conoscenza tra gli ospiti delle strutture psichiatriche e le persone del territorio in cui la struttura è inserita. La nostra esperienza come Cooperativa Prometeo in questo ambito mostra come il territorio e le persone che lo abitano siano un fondamentale tassello del lavoro terapeutico con il paziente psichiatrico;  le collaborazioni nate e coltivate nel corso di quasi 30 anni di lavoro dalla fondazione della Cooperativa ne danno quotidianamente i frutti. Riscontriamo che tale realtà di collaborazione e conoscenza reciproca si possa avviare forse più facilmente in nuclei più piccoli come quelli che costituiscono la nostra provincia (VCO), mentre nelle grandi città è più difficoltoso creare delle occasioni di incontro, e le persone affette da malattia psichiatrica grave sembrano essere più facilmente emarginate.

Com’è cambiata la narrazione della malattia mentale? Ieri era il matto oggi è…

Team PrometeoLa narrazione della malattia mentale parte dai medesimi presupposti anche oggi, si può riscontrare una certa diffidenza, ma tale narrazione cambia e si evolve in base al lavoro di avvicinamento che è possibile fare con le persone. In tal senso i Centri di Salute Mentale (o Centri Psico Sociali in Lombardia), le cooperative sociali e gli altri organi operanti promuovono spesso delle iniziative volte a creare maggiore conoscenza e decostruire alcune paure e preconcetti. Come per molte cose che riguardano questo lavoro, spesso la differenza è data dal tempo investito. Molti dei nostri ospiti vivono ben integrati nel tessuto sociale limitrofo alle strutture psichiatriche riabilitative e svolgono anche degli impieghi presso alcuni esercizi commerciali con cui si sono aperte delle collaborazioni. 

Jennifer Veronesi, psicologa La Bitta – Ci sono ancora troppo poche iniziative per avvicinare le persone al tema. La cittadinanza non è sensibilizzata all’idea che la follia è dentro ciascuno di noi, insita nell’esperienza umana come la tristezza o l’angoscia, ma è ancora vista e vissuta come qualcosa di alieno e lontano e quindi etichette e stigma sono ancora presenti. Siamo forse ancora lontani dall’umanizzare il concetto di follia.

Lina Radevskyte, educatrice di Xenia – Sarebbe importante fare più informazione sul tema della malattia psichiatrica, soprattutto per informare le famiglie e renderle sensibili ai sintomi e alle prime manifestazioni di un’eventuale patologia. Spesso vediamo genitori impreparati, che rifiutano la malattia del figlio. Purtroppo la malattia psichiatrica non è ancora considerata una malattia normale, è ancora qualcosa che si deve nascondere. La società non è ancora pronta; il “matto” è qualcuno di cui non ci si può fidare, lo dimostra il fatto che quando attiviamo progetti di “autonomia abitativa” facciamo molta fatica a trovare degli appartamenti in affitto per i nostri pazienti.

Gresia Lazzaro, OSS Xenia –  Dire psichiatrico fa ancora paura. La gente teme quello che non conosce. C’è una narrazione da cambiare, c’è bisogno di mostrare la persona fragile come persona e non come specchio della sua fragilità. Più conosco i nostri ospiti, più mi chiedo chi davvero può essere considerato “matto”, se le persone che ammettono e si prendono cura della propria “malattia psichiatrica” o chi nel mondo si crede “normale”. Vedo qui in comunità degli esempi di solidarietà, amicizia, collaborazione che trovo esemplari per il “mondo fuori”.

Chi è il paziente psichiatrico oggi, come è cambiato e di cosa ha bisogno?

Team Prometeo – Gli ospiti che hanno fatto ingresso presso le nostre strutture negli ultimi anni si caratterizzano per disturbi mentali di differente natura, permane una certa percentuale di disturbi allucinatori, a volte riconducibili ad una patologia di tipo psicotico, a volte a disturbi dell’umore. L’incremento maggiore riscontrato è di pazienti di giovane età con funzionamento di tipo Borderline, per sua natura spesso correlato all’abuso di sostanze e a condotte pericolose. Diversamente dai disturbi psicotici “classici”, tali funzionamenti rispondono peggio alle terapie farmacologiche di sostegno e richiedono un lavoro specifico di formazione da parte degli operatori delle relazioni d’aiuto.

Jennifer Veronesi, psicologa La Bitta Ho iniziato a lavorare in psichiatria nel 1999 e le cose, sotto diversi punti di vista, sono molto cambiate. Il ricorso al farmaco è aumentato ed è diventato sempre più una sorta di surrogato della quasi assenza di psicoterapia erogata dai Servizi pubblici, così come l’accesso alle visite ambulatoriali con il medico psichiatra. Mancano non solo i fondi ma anche il personale medico, sia perché non ci sono adeguati finanziamenti per gli stipendi, sia perché forse la psichiatria oggi è meno ambita rispetto ad altre specializzazioni mediche, perché le condizioni di lavoro sono spesso difficili ed estreme.

Lina Radevskyte, educatrice di Xenia Quando ho iniziato a lavorare, 14 anni fa, i pazienti avevano un’età media oltre i quarant’anni. Erano prevalentemente cronici e anche il nostro modo di prenderci cura era differente. Il compito principale era contenerli. C’erano diagnosi come: psicosi, schizofrenia, depressione, e l’operatore doveva stargli vicino, accompagnarli nei loro bisogni, a volte sostituirli in alcune azioni quotidiane, aiutarli proprio ad affrontare la giornata, le loro paure. Si viveva molto la realtà della comunità protetta, uscivano poco, solo accompagnati da noi. Era un vero e proprio lavoro assistenziale, più che educativo. Spesso erano inseriti in struttura per dare sollievo alla famiglia, oppure, perché erano soli e avevano bisogno di periodi di aiuto.

Oggi abbiamo molti ragazzi giovani, dai 18 ai 30 anni, con diagnosi completamente diverse, quali disturbi ossessivo-compulsivi, e con necessità completamente diverse. Il nostro scopo oggi è proprio portarli all’esterno, riabituarli, educarli al mondo e alla socialità. Il vero cambiamento è proprio questo, fare in modo che la persona affetta da una patologia psichiatrica non venga esclusa dalla realtà.

Gresia Lazzaro, OSS Xenia –  Le persone hanno bisogno di essere trattate prima di tutto come persone. Nella mia esperienza di lavoro precedente ero in una RAF, una Residenza Assistenziale Flessibile, e seguivo un gruppo di persone con disabilità psichiche e psicofisiche diverse, e quello che mi mancava era vedere, per loro, un progetto di evoluzione ed emancipazione. I nostri ospiti sono tutti proiettati verso un ritorno a una vita indipendente e, passatemi il termine, “normale”.

È vero che ci sono molti più giovani? Perché secondo voi?

Team Prometeo – Attualmente i pazienti che giungono ai servizi di psichiatria, e poi alle comunità come le nostre, mostrano comportamenti più impulsivi e spesso autolesionisti rispetto al passato, complicati in molti casi dall’uso di sostanze, tali circostanze rendono ancora più evidente il problema dell’esordio in giovane età e la complessità dei disturbi.

Jennifer Veronesi, psicologa La Bitta Attualmente, anche all’interno degli SPDC (Servizio Psichiatrico Diagnosi Cura) così come nei Servizi per l’età evolutiva NPI, si è registrato un importante aumento di richieste di intervento a causa di minacce e tentativi di suicidio, comportamenti autolesivi, disturbi del comportamento alimentare, esordi psicotici, ritiro sociale e scolastico. Tutto questo era presente anche prima della pandemia, ma questa ha sicuramente esacerbato una sofferenza già conosciuta e presente. 

Gli adolescenti utilizzano il corpo come strumento per esprimere il dolore, un dolore che non riesce ad essere comunicato, un dolore che non può essere espresso attraverso le parole e diventa inesprimibile agli adulti di riferimento, perché troppo spesso fragili per poter accettare le fatiche, le incertezze e gli inciampi dei figli. Gli adolescenti di oggi vivono in una società incentrata sul successo a tutti i costi e su iper-ideali da raggiungere, esprimono il proprio disagio attaccando ferocemente sé stessi e il corpo. 

Il sintomo in adolescenza è il modo per gestire la propria fragilità e ha un doppio significato: da un lato esprime dolore e sofferenza, ma è anche una sorta di automedicazione per alleviare un dolore mentale troppo forte e insopportabile, che rischia di portare alla follia.

Lina Radevskyte, educatrice di Xenia Come dicevo, il nostro paziente oggi è molto più giovane che in passato; nella maggior parte dei casi, viene preso in cura con un progetto di riacquisizione dell’autonomia, di reinserimento sociale e di ritorno a una vita “normale”. Tanti ragazzi hanno borse lavoro, vengono inseriti in percorsi lavorativi, partecipano a laboratori esterni, di arte-terapia e di orto-terapia. Nella maggior parte dei casi i nostri ospiti non sono persone ancora “etichettate”; oggi c’è più attenzione al disturbo psichiatrico e, spesso, ci si accorge prima di una fragilità e si può intervenire più tempestivamente evitando isolamento e situazioni più complesse.

Gresia Lazzaro, OSS Xenia – Sono in Xenia da pochi mesi, e da pochi mesi mi occupo di persone con patologie psichiatriche, la mia risposta quindi è molto personale. Quello che più mi ha colpito, da subito, è stata la giovane età degli ospiti e, più ancora, la narrazione di tanti amici educatori e insegnanti che mi parlano di disturbi psichiatrici già in giovanissima età, ben prima dei 18 anni. Forse è la solitudine figlia di questo mondo sempre più isolato, è la tecnologia, che porta a contatti prevalentemente virtuali; le reti familiari e amicali più fragili non aiutano i più giovani. Allo stesso modo il costante confronto “online” con vite performanti e irraggiungibili mina fortemente l’equilibrio dei più piccoli.


I SERVIZI 

COOPERATIVA LA BITTA 

Nata nel 1993 “La Bitta” ha come propria missione l’integrazione sociale dei cittadini attraverso la gestione di servizi socio-sanitari, socio-assistenziali ed educativi di qualità a condizioni economicamente vantaggiose. 

Per quello che riguarda il disagio psicologico, la disabilità psichica e le patologie di carattere psichiatrico opera attraverso servizi e strutture dedicate.

  • Centro per la Famiglia (Domodossola e Verbania): consulenza in ambito psicosociale, sanitario e riabilitativo, per il benessere psicofisico della persona. In tale contesto si occupa di temi quali: crisi adolescenziali,  depressioni, ansie, fobie, attacchi di panico, disturbi dell’umore, del comportamento e della  relazione;  elaborazione del lutto; disturbi del comportamento alimentare; dipendenze; disabilità; malattie degenerative; problemi di coppia, familiari e genitoriali; separazioni conflittuali ; disturbi dell’affettività e della sessualità; violenza, stalking, discriminazione; psicologia del lavoro; psicologia dello sport; sostegno educativo alla genitorialità; mediazione familiare 

Con tale finalità si avvale della consulenza di psicologi, psicoterapeuti, psichiatri ed educatori.

  • 2 SRP: (Struttura Residenziale Psichiatria) per pazienti adulti in Asse 1 e Asse 2 DSM 5
    • S.R.P.2.2: in questa struttura vengono accolti pazienti che presentano scarse abilità residue, con bisogni sanitari di minore intensità, ma con un sufficiente grado di autonomia.
    • S.R.P.3.1: all’interno di questa struttura sono offerti interventi socio-riabilitativi, con personale sulle 24 ore giornaliere: tali strutture accolgono utenti clinicamente stabilizzati, ma con prevalenti bisogni nell’area della terapia, del supporto e della riabilitazione.
  • 1 Residenza per Anziani a Montescheno, con servizi psicologici ad anziani, familiari, operatori, a cura di psicologi e psicoterapeuti:
    • Sostegno psicologico attraverso colloqui individuali rivolti ad anziani, famiglie ed operatori sanitari;
    • Gruppi di Auto Mutuo Aiuto rivolti ai pazienti insieme alle proprie famiglie;
    • Supervisione per equipe di tutti gli operatori sanitari della struttura.
COOPERATIVA PROMETEO

Da diversi anni Prometeo opera sul territorio nel settore dei servizi di assistenza a portatori di handicap psichico e di patologie di carattere psichiatrico associate a una condizione di disadattamento sociale; si occupa inoltre di minori con difficoltà familiari e/o sociali. Nelle sue comunità vengono progettati e attuati interventi riabilitativi, educativi e terapeutici, mirati al ricupero sia della dimensione partecipativa del soggetto portatore di disturbi psichici sia della dimensione relazionale, in ambito familiare e sociale; questi ultimi sono condotti all’interno di spazi individuali e di gruppo e attraverso l’attivazione di risorse esterne. Ci rivolgiamo alle persone e famiglie coinvolte nella problematica del disagio, ai servizi psichiatrici delle ASL, ai consorzi dei servizi sociali, agli operatori a diverso titolo del settore socio-assistenziale, agli psicologi e psichiatri. 

La Cooperativa gestisce:

  • 3 Comunità SRP2.1 in Piemonte
  • 1 Struttura SRP2.2 in Piemonte
  • 3 Strutture SRP2 (CPA) in Lombardia
  • 3 Gruppi Appartamento SRP3 in Piemonte 
  • 2 Comunità Alloggio di tipo “B” per Disabili Intellettivi in Piemonte 
  • 1 Gruppo appartamento di tipo “B” per Disabili Intellettivi in Piemonte

1 Centro Educativo per Minori in Piemonte

COOPERATIVA XENIA

Xenia si occupa di servizi in ambito psichiatrico da oltre 20 anni, principalmente all’interno di servizi residenziali e domiciliari rivolti ad adulti e giovani adulti.

Oggetto di tali progetti è la presa in carico globale della persona affetta da patologia psichica, nei vari aspetti della sua vita, con il perseguimento di obiettivi individuali. Grazie al supporto dell’équipe nel processo di riconoscimento e superamento delle difficoltà personali, il paziente impara a prendersi cura di sé, dei propri spazi di vita, delle proprie relazioni familiari e amicali, investe energie positive nella gestione del tempo libero, dei propri interessi e nel campo lavorativo, al fine di raggiungere il maggior livello di benessere e indipendenza.

La Cooperativa si occupa di:

  • Servizi educativi e assistenziali a domicilio;
  • Ricerca e successivo supporto nella ricerca di alloggi per l’autonomia abitativa;
  • Gestione di 1 Gruppo Appartamento SRP 3.1;
  • Gestione di 1 Gruppo Appartamento SRP 3.2.

Foto di copertina: Immagine di Drazen Zigic su Freepik

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