L’approvazione all’unanimità, lo scorso 12 marzo, della mia proposta di legge sul Terzo Settore piemontese è frutto di un lungo lavoro di mediazione con la maggioranza regionale di centrodestra. La gestazione della legge è stata infatti molto lunga ed è iniziata nel 2021. Sono felice che sia stata approvata all’unanimità, perché il Terzo Settore non deve essere materia divisiva. Dopo una lunga trattativa, il centrodestra ha votato questo nuovo provvedimento. Segno che il Terzo Settore non è un tema di parte, ma una ricchezza trasversale, in una Regione che vanta un patrimonio storico e un numero particolarmente alto di organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative, società di mutuo soccorso, fondazioni non di origine bancaria ed enti filantropici, che coinvolgono migliaia di lavoratori e volontari.
Una rete silenziosa che tiene in piedi il Paese, in ambito sociale, sanitario, culturale, sportivo, educativo, ambientale, rafforzando i legami di comunità.
Il Terzo Settore è davvero il collante del nostro Paese!
Si tratta di un insieme di enti di natura giuridica diversa, accomunati dalla vocazione no profit, dalla funzione pubblica e dalla finalità dell’interesse generale, come sancito dalla sentenza 131/2020 della Corte Costituzionale.
Pubblica Amministrazione (PA) e Enti di Terzo Settore (ETS) possono agire in sinergia e cooperazione, piuttosto che in spirito di competizione o subordinazione, concorrendo al bene comune. Possono essere partners ed alleati, scardinando la logica della supplenza (opposta a quella della sussidiarietà prevista dalla Costituzione) e quella della subordinazione, che faceva del Terzo Settore un mero esecutore delle politiche pubbliche.
Il Terzo Settore è stato, fin dall’Ottocento, un pilastro della coesione sociale della nostra Regione. Le Opere dei Santi Sociali, le Società di Mutuo Soccorso e le Cooperative sono state le prime espressioni organizzate di solidarietà, a fianco delle Organizzazioni Sindacali, nel tumultuoso periodo della prima industrializzazione.
È soprattutto a partire dagli anni settanta e ottanta del Novecento che il Terzo Settore si rafforza. Anche con l’arrivo delle leggi nazionali si registra una notevole crescita delle organizzazioni di volontariato, dell’associazionismo di promozione sociale, delle cooperative sociali e delle diverse strutture della formazione professionale e dell’accompagnamento all’inserimento nel mondo del lavoro. Indubbiamente questa rete, promossa in particolare dall’ispirazione cristiana o dalla tradizione socialista, ha vissuto un originale ed autonomo protagonismo, ma è stata anche valorizzata da una Pubblica Amministrazione che in Piemonte, ha sempre voluto lavorare insieme al Terzo Settore.
Il Terzo Settore piemontese ha prodotto esperienze straordinarie di innovazione sociale, come la formazione professionale, l’affido familiare, l’assistenza domiciliare per persone non autosufficienti, una sviluppata protezione civile, la metà delle società di mutuo soccorso d’Italia. Possiamo davvero considerare la nostra Regione una culla del Terzo Settore.
Le novità principali introdotte dalla legge piemontese sono:
Con la nuova legge regionale si auspica uno scatto in avanti, come già accaduto con le leggi regionali di Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Molise e Lazio, dando seguito al D. lgs 117/2017, che a livello nazionale ha operato una revisione organica della disciplina degli ETS con la redazione di un apposito codice che ha riunificato all’interno di un unico quadro normativo le singole leggi settoriali (volontariato, promozione sociale e impresa sociale) e ha introdotto in particolare il modello dell’amministrazione condivisa tra Pubblica amministrazione e Terzo Settore, intesi come alleati e partners e non come antagonisti o come attori asimmetrici.
Successivamente, la Sentenza della Corte Costituzionale n. 131 del 26 giugno 2020 ha rappresentato una tappa fondamentale del riconoscimento giuridico degli Enti di Terzo Settore e della sussidiarietà, sottolineando che le attività di interesse generale possono essere ben svolte non soltanto dalla PA, ma anche da un’autonoma iniziativa dei cittadini, in linea di continuità con le espressioni della società solidale, fortemente radicata nel tessuto comunitario del nostro Paese. In questo senso gli ETS svolgono funzione pubblica al pari della PA, superando il codice della competizione per praticare quello dell’amministrazione condivisa e partecipare da protagonisti alla nuova stagione del welfare del XXI secolo che la Commissione Europea ha tracciato e che intende finanziare massicciamente per accompagnare le transizioni digitale, tecnologica, verde, energetica e industriale e far avanzare democraticamente le nostre comunità, senza lasciare nessuno indietro.
Il Terzo Settore è un soggetto terzo rispetto a Stato e mercato, un fattore di libertà, di democrazia e di equilibrio tra derive stataliste o liberiste della nostra società, sempre dietro l’angolo. Dobbiamo quindi respingere i rigurgiti statalisti che comprimono la libertà di iniziativa e dall’altra parte respingere il liberismo selvaggio che aumenta le disuguaglianze. Al contempo dobbiamo rifiutare la competizione tra stato ed enti privati no profit, per scegliere invece la logica della collaborazione, riconoscendo che lo Stato ha ruolo di regia, di regolazione, promozione e di programmazione, ma il privato no profit svolge a sua volta attività di interesse generale e quindi a tutti gli effetti svolge attività di carattere “PUBBLICO” come sancito dalla Corte Costituzionale. L’autonoma iniziativa dei cittadini, in collaborazione con le articolazioni statuali, arricchisce e aiuta a raggiungere il bene comune della comunità.
Non basta una legge. I compiti urgenti delle istituzioni mi pare che oggi siano:
Alexis de Tocqueville nell‘800 asserì che la salute della democrazia si misura dalla salute dei corpi intermedi. Ebbene, gli enti di terzo settore sono corpi intermedi, terzi rispetto allo stato e al mercato, interpreti della logica della solidarietà e non di quella del profitto, in cooperazione con lo stato. Sostenendo il terzo settore no profit, sosteniamo quindi anche la democrazia e la libertà, diamo attuazione ai diritti umani e alla nostra Costituzione, investiamo sui legami tra le persone, includiamo chi è meno efficiente e rischia di essere marginalizzato. C’è molto da fare. Se Pubblica Amministrazione e Terzo Settore affronteranno insieme e in modo paritetico le nuove sfide, avranno più successo.
Foto di copertina: Immagine di jcomp su Freepik
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