In tema di coprogrammazione e coprogettazione abbiamo incontrato, come esempio virtuoso da cui trarre spunto e ispirazione le educatrici Serena Arturi, responsabile dei servizi educativi per minori e servizi di assistenza domiciliare in Val di Susa e Val Sangone, Moncalieri e Settimo Torinese, e Annalisa Pedol, responsabile dei servizi dedicati a minori, adulti in difficoltà, anziani e persone con disabilità, nel territorio di Asl TO3 e parte di Asl TO4, della Cooperativa Frassati di Torino. Insieme ci hanno illustrato un interessante progetto di servizi alla persona attivo in Val di Susa e Val Sangone, in collaborazione con Con.I.S.A. – Ente gestore delle attività socio-assistenziali rivolte ai cittadini che stanno attraversando momenti di difficoltà sociale, familiare, economica e relazione, per conto dei 43 Comuni consorziati – Asl TO3 e un team di enti del terzo settore afferenti al territorio.
La Cooperativa Frassati nasce nel dicembre del 1976, è una cooperativa di tipo A che progetta e gestisce servizi socio-sanitari, educativi, socio-assistenziali e sanitari, operando prevalentemente sul territorio della Città Metropolitana di Torino. Negli anni, collaborando con istituzioni, enti e associazioni del territorio, ha sviluppato e ampliato i propri ambiti di intervento, creando nuovi posti di lavoro e diversificando le professionalità e le utenze coinvolte con la mission, da sempre condivisa: costruire benessere.
Dal 1991 è attiva anche sul territorio della Val di Susa e della Val Sangone, in stretta collaborazione con Con.I.S.A. Val di Susa e Val Sangone e ASL To3.
Proprio su questi territori, già nel 2018, la Cooperativa Frassati, insieme agli altri enti del terzo settore della zona, è stata coinvolta da Con.I.S.A., in un percorso di co-progettazione per la presentazione di un progetto condiviso al bando WE.CA.RE. della Regione Piemonte “Sperimentazione di azioni innovative di welfare territoriale – POR Piemonte FSE 2014/2020”
A. Pedol – Innanzi tutto è arrivato in un momento in cui sentivamo di dover pensare ai servizi in maniera diversa, più globale. Dopo un iniziale momento di diffidenza, gli Enti del Terzo Settore coinvolti hanno attivato una collaborazione davvero virtuosa, tant’è che oltre a sentirsi propositivamente ingaggiati nella co-progettazione e co-gestione del progetto «BenEssere in Valle» presentato dal Con.I.S.A. (con gli enti come partner), abbiamo attivato il progetto «Per.Bene», presentato appunto da un gruppo di Cooperative Sociali di cui noi siamo capofila, e che ha sviluppato azioni complementari e integrate al progetto «BenEssere in Valle».
S. Arturi – L’esperienza ha effettivamente permesso agli attori coinvolti di sperimentarsi in una prima forma di coprogettazione, riconoscendoci reciprocamente le specifiche competenze che potevano portare allo sviluppo di un sistema di welfare territoriale, accrescere un clima di fiducia, costruire un approccio collaborativo. Queste nuove consapevolezze ci hanno spinti a una nuova coprogrammazione, avviata nel novembre 2020, e dedicata ai Servizi per Famiglie, Minori e Anziani.
A conclusione del progetto WE.CA.RE nel 2021, quindi, eravamo già pronti per aprire, a novembre dello stesso anno, i nuovi tavoli di coprogettazione, forti anche di un’importante attività di fundraising, condotta con Con.I.S.A. che ci ha permesso di raccogliere oltre 2.900.000 euro, investiti sul territorio.
A. Pedol – Il 2021 è stato, anche, un anno particolarmente strategico in quanto scadevano gli appalti dei diversi servizi sia in ambito educativo, sia assistenziale. Si è pertanto deciso di aprire due tavoli specifici e provare a raccogliere questa sfida, avviando un percorso nuovo.
Il Tavolo 1 ha come tema: Sistema di interventi a sostegno di persone in condizione di fragilità sociale o sociosanitaria, loro familiari e caregiver, compresi servizi di domiciliarità e residenzialità flessibile
Il Tavolo 2 è dedicato a: Sistema di interventi a beneficio/tutela di minori e giovani, dei loro familiari e a sostegno della genitorialità, compresi servizi educativi e semiresidenziali.
Alla call si sono presentate numerose cooperative, associazioni e fondazioni sia del territorio che esterne, interessate alla coprogrammazione. Con.I.S.A. ha mantenuto conduzione e coordinamento dei tavoli, a cui era presente anche l’ASL. Il Consorzio è stato bravo a ritagliare dei criteri che tenessero conto di tutti gli attori del territorio, garantendo così equilibri, possibilità di partecipazione allargata e modalità di interazione.
Ricordiamoci che coprogettare significa mettere al centro i propri “tesoretti” e renderli bene comune. Non è semplice farlo quando tutti gli enti coinvolti fanno servizi simili. La sfida è stata proprio quella.
Abbiamo quindi cominciato a fare tutti insieme un’analisi di quello che era già disponibile sul territorio e ci siamo poi confrontati su quello che ci sarebbe piaciuto fare. Questo ci ha permesso di comprendere come, proprio grazie all’intervento di tutti, fosse possibile trovare una soluzione innovativa e attivare un nuovo modo di concepire il servizio e una nuova modalità di erogare.
È stato fondamentale comprendere di dover uscire dal rapporto fornitore a diventare un co-responsabile.
Siamo usciti da una logica di servizio e ci siamo messi di fronte al concetto di interventi da attivare. Quindi un singolo beneficiario, o una specifica situazione, può vedere attivati più interventi. Ad esempio, partiamo dai servizi educativi territoriali: un nostro educatore si occupa di un minore, ma contemporaneamente il Centro per le famiglie, gestito da un’altra cooperativa, può prendersi cura dell’intero nucleo familiare. Un aspetto innovativo che sta portando ottimi risultati. Abbiamo ancora tanta strada da fare, ma a quasi tre anni dall’avvio del processo possiamo dirci soddisfatti.
S. Arturi – Un grande motore di cambiamento è stato anche il tema della comunicazione e della fluidità di comunicazione tra attori che ruotano attorno a uno stesso nucleo di intervento. Dobbiamo sempre tenere presenti le possibilità altre, offerte da altre cooperative o enti, attingendo a risorse e competenze che non sono le nostre. Una comunicazione quindi interna ed esterna – con gli altri attori e beneficiari – che si evolve e si intreccia in maniera costruttiva e creativa, con anche progettazioni collaterali da inserire e mettere in relazione.
È importante sottolineare in tutto questo anche le peculiarità del territorio in cui l’abbiamo attivato, infatti Val di Susa e Val Sangone sono due valli vicine ma molto differenti, collegate più verso il fondovalle che fra loro, sia per quel che riguarda le organizzazioni, ma anche la stessa logistica. Questa coprogettazione è veramente innovativa anche per la sua forza di mettere in rete.
A. Pedol -Questa nuova modalità di gestire i servizi ha fatto sì che l’intera progettualità venisse condivisa tra tutti quanti e quindi non esistono più progetti di una singola cooperativa, ma c’è sempre una RT, una associazione di imprese, che gestisce il progetto. Siamo partiti da una progettazione che vedeva 7 partner sul Tavolo 1 e 2 partner sul Tavolo 2 e siamo arrivati ad avere una progettazione triennale, su un bando di Compagna San Paolo, che vede 17 partner coinvolti e dove stiamo cercando di fare quel salto in più che ci permetterà di essere non solo bravi coordinatori di servizi, ma anche creatori di reti territoriali, di infrastrutture, che consentono fluidità di informazioni e generano processi e opportunità per la popolazione in termini più allargati.
S. Arturi – Ad esempio, per quel che riguarda il tavolo 2, la gestione dei servizi educativi territoriali, con la costituzione di un unico Consorzio dei Comuni tra Val di Susa e Val Sangone (concretizzata nel 2021 con l’inclusione della Val Sangone nel Con.I.S.A.) e con la coprogettazione, abbiamo mantenuto la territorialità, ma abbiamo unito pensiero, modalità di intervento e linee guida, costruendole tutti insieme in risposta a domande condivise come: Come nasce l’intervento, come si avvia, come ci mettiamo in relazione con il Centro per le Famiglie, come usufruiamo delle altre opportunità del territorio?
Un altro esempio viene dalla Cooperativa Paradigma, che si occupa di formazione e che è diventata l’ente formatore di tutti gli operatori della coprogettazione sui temi comuni, creando così un pensiero e una cultura comune. Lo stesso vale per la supervisione dei gruppi di lavoro, sempre condotta da Paradigma.
Questo è molto utile e ci riporta anche, nel singolo caso, nel singolo intervento, a un terreno comune, a un pensiero condiviso. La voce è comune. Dove non c’è condivisione subito c’è possibilità di scambio e confronto.
A. Pedol –Sicuramente se ne è accorta in termini di presa in carico e di qualità del servizio erogato, perché in molti contesti sono nati servizi differenti, molto più specializzati. Faccio l’esempio sul servizio per persone con disabilità, unendo le nostre competenze sui minori a quelle della Cooperativa “Il sogno di una cosa” molto più specifica sui percorsi per adulti, possiamo offrire una presa in cura più vicina ai bisogni del singolo. Ci piace pensare ai nostri tavoli di “pensiero” come un soffione, dove il centro del fiore è quello che garantiamo e che c’è sempre stato, la parte invece che vola, si sparge nel vento, è tutto quello a cui possiamo tendere e che ci tiene con gli occhi ben aperti sulle possibilità e sul sanare eventuali lacune.
S. Arturi – Un altro esempio interessante, riguarda il Tavolo 1 dell’assistenza sul territorio. Il Consorzio ha deciso di destinare parte del budget su attività legate al lavoro di comunità, già sperimentato con WE.CA.RE, in particolare il prosieguo dell’iniziativa dell’OSS di Borgata. Nello specifico di cosa si tratta: di spostare dalle normali attività di OSS, alcuni degli operatori e dedicarli a interventi di welfare di comunità, costruiti con amministrazioni e Con.I.S.A.. Ad esempio, in un piccolo comune della Val Sangone, era “morta” l’associazione degli anziani e se ne sentiva il bisogno. Si sono mappate le necessità e alcuni OSS hanno cominciato a proporre attività settimanali di aggregazione, spostando l’interesse dal singolo alla comunità. Da questo si è innescato un processo di ingaggio spontaneo tra la popolazione e si è creato un gruppo di persone che settimanalmente, in base a passioni e talenti, partecipa e propone iniziative (risveglio muscolare, film, passeggiate, lavori manuali, etc.). E dopo un anno di intervento gli OSS lasceranno il timone alla cittadinanza che proseguirà in autonomia, tornando a ridare vita al proprio paese.
Foto di copertina: Immagine di freepik
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